Emma Dante al teatro Kismet di Bari con “Il tango delle capinere”
“Son baci di passion l’amor non sa tacere e questa è la canzon di mille capinere”.
Due grandi bauli verdi un po’ rovinati dal tempo, usurati e ammaccati raccontano la vita di una coppia, un Lui e una Lei che vestiti a festa cercano di danzare aggrappandosi con grande fatica alla vita. Ed ecco che, dopo lo scoppio di un petardo utilizzato per festeggiare l’inizio di un nuovo anno che sta per aprire le sue porte all’anziano duo, il filo della vita si riavvolge proprio come un nastro delle vecchie videocassette per farci assaporare la nostalgia dei ricordi, dei vissuti che caratterizzano le vite di ognuno, semplici e talvolta banali.
Nessuna filosofia o strana poetica, solo vita vera in scena al teatro Kismet di Bari sabato 25 e domenica 26 novembre, magia autentica resa possibile dall’indiscussa maestria della nota regista Emma Dante che dedica lo spettacolo “Il tango delle capinere” al suo defunto padre. Un racconto di amore tra due persone, due corpi che danzando prendono vita, corpi che saltano, volteggiano, corrono, ridono e si svestono senza mai parlare. Rarissime le battute in dialetto siciliano, intervallate da alcune parole italiane, rendono questo spettacolo universale, dove ogni spettatore può rivivere la propria storia d’amore o quella dei genitori o dei nonni.
In scena Sabino Civilleri e Manuela Lo Sicco, testimonianza vera dell’amore coniugale, ci restituiscono un quadro fedele ed emozionante delle tappe della vita vissute con complicità e affetto, rallegrate dalla nascita di un figlio e dalla lista della spesa, arricchite da incontri e passi di danza. Dal baule fuoriescono non solo ricordi, ma anche tantissimi oggetti che sopravvivono alla vita rimanendo immobili, fermi, come in un fermo immagine beckettiano, in attesa che qualcos’altro accada o che qualcun altro dia loro nuova vita. Il viaggio dall’età adulta a quella adolescenziale, è scandito da due corpi che continuamente si muovono in scena, come due vortici che delle volte si scontrano, si abbracciano o ballano. Eccezionale è il lavoro eseguito dai due attori sui loro copri, impressionate l’utilizzo delle mani stanche, accartocciate dal tempo che con grande fatica si aggrappano alla giacca dell’altro, cercando un precario equilibrio per sostenersi e sostenere la vita.
Ma alla fine cosa rimane? Solo grande nostalgia e malinconia per una vita vissuta e costellata di ricordi felici.
Lucia Amoruso