CI “SCORTICA” EMMA DANTE, L’ANIMA
Emma Dante porta in scena – fino all’11 novembre al Teatro India di Roma – “La Scortecata”, riscrittura della fiaba “La vecchia scortecata” tratta da “Lo cunto de li cunti” di Giambattista Basile, in quel napoletano dalla musicalità forte, a tratti dissonante e così terribilmente tagliente in ogni sua parola e in ogni suono. La riscrive per due attori uomini Salvatore D’Onofrio e Carmine Maringola, che si ritrovano nelle vesti – anzi nei cenci – di Carolina e Rusinella, due sorelle centenarie o quasi, di fronte l’una all’altra, ora a sostegno ora a specchio, a ricordarsi continuamente quello che sono state e quello che sono diventate.
Le vecchie donne contano i giorni aspettando la fine, mentre dentro di loro arde quel desiderio di gioventù ormai perduta, quel desiderio di bellezza esasperata, immortale. E non ce lo dicono solo a parole. Ce lo dicono con ogni movimento e con ogni muscolo del loro corpo che, a scatti, ci catalizza verso una fonte inesauribile di forza e imperturbabilità, collocandoci di fronte a quel teatro che si incaglia nello stomaco per poi librarsi in vibrazioni che rimangono sospese al di fuori dei corpi. I loro e i nostri. Sulla scena solo un piccolo castello, circondato dalle ombre buie di queste vite in disparte e solitarie. Chi delle due sarà amata dal re? Quale mano sarà la più giovane e la più bella, tanto da incantarlo e sedurlo? Ce lo sveleranno solo un vistoso cambio d’abito, l’emozione di un ballo e la foga di un amplesso, rivelati dal confine di una porta la cui serratura non necessiterà di una chiave, ma solo di un dito, il più bel dito.
Un teatro di emozioni e di divertimento che dalle espressioni più sconce passa alla risata più vera, fino a toccare l’apice di un’emotività e di un terrore, tanto ingannevoli da non essere percepiti quanto reali e irrimediabili, traducibili solo con un traguardo finale, la morte che a tutti tocca o una scorticazione, un rinnovamento estremo. Quel continuo desiderio di bellezza e di rinascita.
Marianna Zito