“Nero chiaro quasi bianco”: il romanzo di Pippo Zarrella
“una cosa sola è certa, io lo so”
– Titta Di Girolamo –
L’inizio
Avete presente quel momento preciso in cui tutto è cominciato? Quando la ruota alle vostre spalle ha iniziato a muoversi e voi avete mosso i primi passi, un po’ alla volta voltandovi di tanto in tanto. Poi avete iniziato a camminare a passo svelto, sempre un po’ di più. Avete cominciato a correre, finché non c’era più spazio o tempo per girarvi, non era nemmeno più importante se la ruota era sempre lì. L’unica cosa importante era andare e andare, sempre di più senza una meta, senza più uno scopo. Tassello dopo tassello costruire il proprio castello di carte, di mezze verità, di quasi bugie, piccole sfumature di grigio, non più nero, mai stato bianco. Correre per il gusto di correre tra le strade di Napoli, tra i vicoli di una metropoli che corre a sua volta senza fermarsi mai. Con i suoi personaggi estremi, a tratti simpatici se non li conoscete bene, se non entrate troppo in contatto con loro, che poi da vicino l’odore di bruciato si sente. Il protagonista di questo romanzo è uno che corre, che ha dimenticato il motivo della corsa. Oreste Ferrajoli è un personaggio antipatico e menefreghista, diavolo tentatore e meschino avvocato che ha imparato l’arte di arrangiarsi e ha saputo sfruttarla al meglio. Marito e amico che sarebbe meglio non incontrare mai sulla propria strada, un uomo senza scrupoli dalla battuta pronta.
L’autore e il suo personaggio
Pippo Zarrella con il suo romanzo “Nero chiaro quasi bianco” (Neo Edizioni, pp 152. , euro 14) ci regala un personaggio odioso di cui puoi solo innamorarti perdutamente, vizioso e voglioso, amante degli insetti. Le uniche creature che forse ama e che con le quali si trova, sono proprio loro, con le quali si confronta e scontra, intavola discorsi, costruisce arringhe a sua difesa, che vostro onore ci perdoni. Forse perché non possono rispondergli, non possono fargli del male, piccoli esseri viventi che colleziona, che cura come un padre premuroso, come un dio che dall’alto tutto osserva e tutto controlla. Il controllo e il suo desiderio sono sempre la spiegazione di tutto. Perché poi come tutti anche lui, il protagonista di questo girotondo che l’autore ha costruito ordinando e sistemando tutto come i pezzi di un domino, alla fine tenta di difendersi, perché se l’unico mondo che conosci è quello che non ti piace, inizi forse a non piacerti nemmeno tu.
Le conseguenze
E così mentre un battito di ali di farfalla in Cina uccide un elefante in Africa, un venditore ambulante ti frega con un accendino difettoso, un ragazzino non trova altra strada che chiedere l’elemosina, una donna, moglie per devozione, si rifugia nelle televendite e nel pilates, il nostro antieroe, come un moderno Gregor Samsa, seduto alla sua scrivania, tra le mani i resti di una mantide religiosa, metafora di una vita intera, ripensa a quale episodio in particolare ha dato vita a tutto. I capelli tirati indietro, una penna nel taschino, quella che gli ha regalato la moglie. Le conseguenze dell’amore.
Antonio Conte