“Banksy!”, l’indagine di Carol Diehl
“Peter Bradshaw del ‘Guardian’ è arrivato al punto di definire Banksy ‘l’ultimo e più recente patrimonio nazionale della Gran Bretagna’.”
Carol Dielh – appassionata di Street Art – si avvicina al mondo di dell’ “artista di graffiti britannico” Banksy grazie al figlio Matt e alla mostra Barely Legal, organizzata in un “decrepito edificio industriale” in una delle zone abbandonate di Los Angeles, un’esposizione sulla povertà globale, sull’ingiustizia e sulla guerra in Iraq, e al film Exit Through the Gift Shop, “il primo film catastrofico di Street Art al mondo”.
“Nei suoi lavori compaiono topi, scimpanzé, bambini, poliziotti e lavoratori come cameriere e imbianchini, spesso sorpresi nel bel mezzo di un atto assolutamente banale; se c’è una sola espressione che ricorre in tutta la sua opera è la perplessità. I simboli bellici abbondano – carri armati, maschere, antigas, bombe, soldati, aerei – spesso in innocente e quindi ironica sovrapposizione…”
Pensiamo all’orsacchiotto che lancia una molotov contro la polizia antisommossa oppure alla bambina che perquisisce un soldato o la colomba della pace con un giubbotto antiproiettile per il Santa’s Ghetto. E così via alle tante mostre organizzate nel mondo, nelle forme più svariate che Carol Dielh non manca di enumerare e raccontare.
Ma chi è Banksy? “…una donna? Un collettivo? L’alter ego dell’artista superstar inglese Damien Hirst?”, e come mai ha scelto proprio questo nome?
Banksy utilizza la provocazione e lo humor nero attraverso la cultura, per colpire “il capitalismo, l’imperialismo, l’avidità e la guerra e in questo volume “Banksy!” (Carocci, pp. 198, euro 19), Carol Diehl svolge una vera e propria indagine sull’avanzare del successo di questo famosissimo artista di Bristol, soffermandosi su tutti i riferimenti storici, politici e culturali presenti nelle sue opere.
Marianna Zito