“Abracadabra” – la magia della diversità: a Torino una celebrazione performativa di Mario Mieli
Il 12 aprile 2019 il teatro Tedacà – Bellarte di Torino ha ospitato “Abracadabra”, un’occasione per scoprire una figura che in un mondo ideale avrebbe segnato la storia del nostro paese. Chiaramente, non è andata così: Mario Mieli è precipitato nel frustrante abisso dei dimenticati per ragioni facili da intuire. Quelli di noi che al giorno d’oggi s’imbattono nel tanto vituperato concetto di gender, talvolta pensano si tratti di una stravaganza dell’ultimo decennio, ma in realtà la teoria (che è ben più di una teoria, forse) sull’effettiva uguaglianza tra le femmine e i maschi è ben più antica. Le espressioni che testimoniano l’inesistenza di una reale frontiera tra uomini e donne (che non sia la più biologicamente ovvia) attraversano l’intera esperienza umana sulla Terra. Gli esempi sarebbero potenzialmente infiniti. Tanto per citarne qualcuno: l’imperatore Eliogabalo, il cavaliere d’Éon, gli eunuchi, Quentin Crisp, la pittrice Lili Elbe, le attrici Christine Jorgensen e Coccinelle Dufresnoy, l’aviatrice per la RAF Roberta Cowell, l’attivista Sylvia Rae Rivera, fino a Giò Stajano. Se non abbiamo mai sentito nominare queste persone, allora la parte sbagliata della società è riuscita nell’intento di nasconderceli. Peraltro, questa ciclica damnatio memoriae di coloro che scardinano il confine tra virilità e femminilità racconta molto della paura degli esseri umani. Ma forse questo è un altro discorso. All’elenco appena proposto va necessariamente aggiunto Mario Mieli: milanese per nascita e da parte di madre, ebreo egiziano dalla parte del padre, cresciuto a Como e diplomato al liceo classico Giuseppe Parini del capoluogo lombardo. Esonerato dal servizio militare, arriva a Londra, dove s’imbatte nel ramo inglese dei moti di Stonewall. Tornato in Italia, fonda e frequenta numerosi circoli omosessuali e marxisti tra Milano e Torino. Nel ’77 Einaudi pubblica la sua tesi di laurea, Elementi di critica omosessuale. Mario Mieli è stato scrittore, attivista, vicino all’anti-psichiatria, internato in qualità di transessuale schizofrenico paranoide. Mario Mieli è morto suicida nel 1983, a trent’anni.
“Abracadabra” tenta, riuscendoci, di affidare al pubblico alcuni guizzi dell’essenza di vivere mieliana affinché le persone se ne prendano cura e diffondano il verbo della libertà sessuale. Irene Serini, triestina del ’75 diplomata al Piccolo Teatro di Milano, è stata in grado di cogliere la natura di Mieli e di rappresentare artisticamente il suo ruolo storico. “Abracadabra”è un reading letterario che emerge come una luce dal buio del negazionismo bigotto di chi vuole celare una parte della realtà, se non tutta. “Abracadabra”è una performance sussurrata, cantata e poi gridata che raccoglie tutta la disperazione di chi percepisce il distacco dalle norme e soffre lo stigma della diversità intesa come errore. Serini, che non solo interpreta lo spettacolo ma lo ha anche scritto e ideato, ha avuto il coraggio di raccontare un essere umano così potente da incutere timore: quanta fiducia può avere un astante per uno psicolabile? Davvero la platea può lasciarsi coinvolgere dalle emozioni di uno che, a detta di molti, era coprofago? Possiamo davvero relazionarci con un pazzo? Se sì, come? E poi, ne vale la pena? Ma era davvero pazzo? Serini ci invita a pensare, a prendere una posizione nella storia, a non essere ignavi in un mondo di ignavi. Il suo “Abracadabra” costringe chi assiste a dimostrare di non essere parte delle schiere ipocrite dei puritani che orchestrano troppe parti del nostro spazio-tempo. Quasi per incanto, il pubblico diventa il testimone consapevole di una verità non facilmente ignorabile quanto serenamente ignorata dai più. L’esperienza, per il pubblico, si apre e si chiude con La natura, un brano dei Baustelle contenuto nel disco Fantasma del 2013, il sesto per il gruppo di senesi. Una canzone che non è stata scelta a caso. I versi di Bianconi e Bastreghi, infatti, intercettano le giuste frequenze sulle quali si muoveranno le menti degli spettatori: …forse arriverà / Un tempo dove la diversità, amore mio, sarà / L’unico modo per mostrare a tutti la felicità. / È la metamorfosi la sola possibilità. / Ne sono sicura: muove la natura e la biologia. / Di conseguenza, anche nella nostra società / Tutto si trasforma…
Un’ultima nota tecnica: quello del 12 aprile era lo studio #2 dello spettacolo in questione. Irene Serini ha infatti ideato “Abracadabra” per essere una creatura teatrale vivente che si evolve a ogni rappresentazione. Ma chiaramente non è necessario né assistere a tutti gli studi né vederli in ordine cronologico. Il 13 maggio 2019, in occasione del Salone del Libro Off, Irene Serini tornerà a Torino – più precisamente, nel teatro dell’Ex Cimitero di San Pietro in Vincoli, in Borgo Dora – per proporre lo studio #3, che può essere un bel proseguimento per coloro che hanno già visto una delle edizioni precedenti e che sarà sicuramente una meravigliosa scoperta per coloro che ancora non hanno avuto l’occasione d’inciampare nella magia di Mieli e di Serini.
Davide Maria Azzarello