“ZeroTav” di Mario De Pasquale
Giornalista di professione, Mario De Pasquale ha seguito da vicino la complicata vicenda della Tav. Da questa esperienza ha ricavato un’opera definita cautelativamente “romanzo di pura fantasia ispirato a episodi di cronaca”, nel quale “ogni riferimento a persone o a fatti realmente accaduti è puramente casuale”.
“ZeroTav” di Mario de Pasquale (ed. Spartaco, Santa Maria Capua Vetere 2019, pp. 300, euro 14) può essere definito un Noir politico-poliziesco, scritto in uno stile freddo e distaccato che ricorda i romanzi di Massimo Carlotto (Il maestro di nodi e altri). Scenario dell’opera, i tormentati lavori della Tav e le continue manifestazioni contro la sua costruzione. Protagonisti principali sono l’Ing. Nussardo, proprietario della ditta incaricata dei lavori; l’On. Conconi, che offre a Nussardo l’indispensabile copertura politica; Sebastiano Trilombi detto il Padrone, boss della ‘ndrangheta calabrese che gestisce la prostituzione, l’usura e il traffico della droga nel torinese; due tossicodipendenti; Mirna, studentessa di nobili origini, e Sergio, professore universitario; e tre manifestanti del movimento No Tav, Giuliano, Elide e Renato.
Le manifestazioni dei No Tav bloccano da tempo i lavori per l’alta velocità, e l’Ing. Nussardo, gravemente esposto con la banca che finanzia l’intera opera, progetta insieme all’On. Conconi un attentato contro la sede torinese della ditta, che dovrà risultare firmato da esponenti del movimento di protesta, perché resteranno a terra vittime inconsapevoli dell’esplosione. Ciò produrrà un’ondata di sdegno contro il movimento No Tav, decretandone la fine. Il Trilombi viene incaricato del reperimento degli esecutori/vittime e dell’esplosivo. Convocati Mirna e Sergio, ai quali ha prestato denaro, Trilombi gli ordina di infiltrarsi nel Movimento e di trovare l’agnello sacrificale, persuadendo qualcuno della necessità di un’azione dimostrativa violenta contro la ditta di Nussardo. Ma le vittime prescelte, Giuliano, Elide e Renato, sospettano qualcosa, e costringono la coppia a rivelare il piano terroristico. A questo punto vittime e carnefici si scambiano i ruoli. Con l’aiuto di un ex carabiniere, Lugaresi, i cinque intercettano una grossa somma di denaro, frutto delle attività illecite del Padrone, e lo ricattano spingendolo ad aprire una trattativa. Poi rapiscono l’Ing. Nussardo, costringendolo a rivelare tutti i dettagli del piano e i suoi complici. Il resto del romanzo è pieno di ulteriori drammatici sviluppi e colpi di scena, ma lascio al lettore il piacere di scoprirli. Mi corre solo l’obbligo di aggiungere che tutti i protagonisti della vicenda faranno una brutta fine, molto spesso orribile.
In effetti, in questo romanzo le scene da Grand Guignol sono frequenti, e descritte con dovizia di particolari. Il filo rosso della narrazione è la violenza, soprattutto la morte violenta, che aleggia su tutto il romanzo a partire dall’episodio di apertura, che pur senza raggiungere le vette del supplizio di Damiens in Sorvegliare e punire di Foucault, non si può leggere a stomaco pieno. Il mondo di ZeroTav è un mondo parallelo, in cui non si è mai avuta notizia dell’ “addolcimento delle pene”, da tempo venuto di moda nel mondo normalizzato. In questo mondo parallelo agisce una dialettica servo-padrone che, producendo continue inversioni di ruoli, scatena gli istinti animali che restano costantemente in agguato nell’uomo civilizzato.
Il vero significato politico dell’opera non sta tanto nella presenza di (troppe) tematiche scontate (le mafie, gli appalti truccati, la corruzione degli apparati statali, le lotte dei centri sociali ecc.), che offrono una visione forse troppo unilaterale del panorama italiano degli ultimi decenni, quanto nella capacità di far emergere il lato oscuro di qualsiasi forma di vita organizzata che, nei momenti cruciali, spingerà sempre a usare le maniere forti per cercare di risolvere i problemi. Da questo punto di vista il romanzo offre seri spunti di riflessione, nonché il materiale per un eventuale, futuro film di successo.
Luciano Albanese