“Vieni tu giorno nella notte”: la luce che arriva dal dolore
“Vieni tu giorno nella notte” (Mondadori, pp. 417 pagine, euro 20) è il nuovo romanzo di Cinzia Leone.
“Belva sconcia, la morte divora a caso per non essere divorata (…) corpi come sacchi vuoti, occhi senza più sguardo, labbra senza più baci e parole, respiri che non appannano più specchi. Il battito interrotto.”
Un kamikaze si fa esplodere in un locale a Tel Aviv. Nella strage muore Arièl Anav, è italiano e indossa la divisa dell’esercito israeliano. All’arrivo all’aeroporto Ben Gurion ai genitori, Micòl e Daniel, viene comunicato che per riavere il corpo del figlio dovranno attendere: lui e il terrorista suicida erano così vicini che la deflagrazione ne ha mischiato i resti.
In questo viaggio dentro al dolore e in un altro paese, i genitori di Arièl non sono soli: Tariq e sua madre, Stella, Shannon e il gatto Malak li accompagneranno tra presente e passato, facendo emergere dettagli, segreti, colpe e sensi di colpa. Tutti però uniti verso l’unica direzione possibile, il futuro.
Un libro che inizia dalla fine.
Un libro che parte dalla morte per riportarci alla vita.
Ariel va in Israele perché vede quelli intorno a lui allo sbando: amici e famiglia persi in frivolezze. Per lui, ebreo italiano, Israele è un sogno di impegno e di libertà da molti punti di vista. Per Tariq, palestinese, quello stesso Paese può essere un incubo. Per Stella, la nonna di Arièl, la scelta del nipote è puro orgoglio. Per i genitori di Arièl è un tradimento.
Il gioco della prospettiva, che cambia in base a quanto siamo davvero vicini a persone e situazioni. E quello che per noi è un non detto, per gli altri è vita che scorre.
“La morte impone sfide asimmetriche. Chi resta è già sconfitto.”
Cinzia Leone scrive di un amore strabico ed esclusivo, soprattutto quello dei genitori per i figli, quei genitori spesso costretti a improvvisarvi tali e che non vedono quel che si para loro davanti.
La perdita dell’unico figlio, fa sentire Micòl e Daniel un ramo secco che cerca di riempire una voragine come meglio più: con disperazione, rabbia, nostalgia. Alla fine la vita non pretende di cancellare il dolore, ma di scavalcarlo si.
Dalla scomparsa di Arièl arriverà tanta vita, inaspettata e desiderata, in un cerchio perfetto in cui tutto continua se si continua ad amare, tenendo a mente che la domanda da porsi non è mai quella “perché a me” o “perché a mio figlio”, è dolore comunque per tutti.
Forse non è un caso che la storia sia ambientata in Israele, paese di contrasti, contraddizioni, di vita e morte insieme, di bellezza profonda e di orrore.
Tutto questo troviamo nelle pagine della Leone, in cui emblematicamente i resti di due corpi teoricamente nemici si mescolano fino a non poter essere quasi distinti: la ricerca di una pace che ci mette troppo ad arrivare.
Laura Franchi