Valerio Cinque e il suo primo album “Un labile tepore”
Valerio Cinque, classe 1991, cantautore originario di Grottaglie (TA) , ha pubblicato il 3 aprile scorso il suo primo album, dal titolo “Un labile tepore”. Oltre a scrivere canzoni, Valerio Cinque è un musicista che ha conseguito la laurea in chitarra jazz col massimo dei voti presso il Conservatorio Giuseppe Verdi di Torino.
Il disco, autoprodotto, è stato registrato nell’autunno del 2018 al Riverside Studio di Torino con 19 musicisti, tra i quali spiccano i nomi del violinista Edoardo De Angelis e del violoncellista Manuel Zigante.
Si tratta di un lavoro intimo e delicato quello di Valerio Cinque, in chiave acustica, composto da dieci canzoni, con musiche soavi e testi poetici, pieni di emozioni e di sentimenti. Andiamo per ordine brano per brano.
“Lettera di compleanno” è una dedica intensa, in cui gli strumenti sostengono la voce parlata, che parla di mancanza, quella della madre; una dedica profonda e piena d’amore “ti prego, sveglia la mia mente con la tua assenza”.
“Un labile tepore”, primo singolo estratto, porta nel testo sempre il concetto di assenza, ma anche coraggio e consapevolezza: “e adesso sono un viandante che cerca ancora memoria”; la musica è soave, chitarra, archi, contrabbasso creano, non solo in questo, ma in ogni pezzo una dimensione eterea in cui si muove la voce pulita di Valerio. Per questa canzone Valerio Cinque ha ricevuto una Menzione Speciale al Merito da parte di Mogol in occasione del VII Premio CET per Autori.
“Nella mia umanità” è un brano che viene cantato dalla bellissima voce di Giulia Mastria, che sa restituire a chi ascolta l’emozione dei testi: “non cederò il mio vissuto e tu, severa, mi rigetti nel fango della mia umanità”.
“L’identità” inizia lentamente: “quel freddo dipinge la mia matrice, la scelta di una libertà che ci porta via da qui” per poi aprirsi e prendere ritmo con la voce di Valerio arricchita della seconda voce di Giulia Mastria prima di acquietarsi di nuovo.
“Mondo di veglia” porta l’ascoltatore in un’atmosfera malinconica con la sola chitarra ad accompagnare la voce e i versi “quel mondo di veglia che abitiamo tutti, ma che non è di nessuno” che si amplia e si potenzia in un secondo momento con l’entrata della batteria, della chitarra elettrica e della seconda voce.
“Volare via” vede ancora alla voce Giulia Mastria alle prese con versi intensi e un arrangiamento struggente: “compierò il tuo sorriso, lascerò un ascolto che mi porti nella veglia del profondo prima di volare via” a cui poi si unisce la voce di Valerio, con un finale che esplode portando tutti gli strumenti a partecipare all’emozione.
“Su di una costa deserta” ha un testo di grande impatto, che parla di vita e di morte, della fugacità della vita e dell’inevitabilità della morte: “spensieratezze urleranno incastonate formalità esasperate”.
“Nel turbinio” è il secondo singolo estratto, con il video in uscita il 1 maggio; si tratta di un brano ben ritmato, che parla del valore dell’esistenza nonostante la mancanza: “e mi sentirò fragile per la vostra mancanza e calore, vorrò ma fluttuando annasperò nel vuoto del distacco”.
“La legge del miracolo” è cantato da Giulia Mastria, un’altra emozionante esecuzione di un testo che vuole ringraziare la vita per essere essa stessa un miracolo : “e io sentirò dentro me le parole di seta”; notevole i cambi di tempo e le evoluzioni strumentali, e la fisarmonica che sa esaltare i passaggi del ritornello “tutto parlerà del miracolo e del suo costo”.
“La perfezione del tuo amore” chiude perfettamente il cerchio creato dall’album: si tratta di una dedica finale piena d’amore dedicata alla madre, parlata, con la chitarra che sostiene il flusso delle parole.
Nel complesso, un disco sognante e ricco di immagini e di emozioni, dedicato all’amore più forte che esiste, quello che lega un figlio a sua madre anche oltre la morte.
Roberta Usardi
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