“UN TEMPO PER SOFFRIRE” DI JOHN CONNOLLY
Eh sì, ecco “UN TEMPO PER SOFFRIRE”, l’ultima creazione di John Connolly (Time Crime, pp. 400, euro 17). Tutto ha inizio in una buia notte, in cui Jerome Burnel si ferma, di ritorno da un viaggio di lavoro, in una stazione di servizio per bere un caffè, prima di tornare a casa e proprio qui viene sequestrato insieme ad altri avventori e con gli stessi proprietari. I rapitori, minacciano e maltrattato le vittime, tentano di stuprare una ragazza fino all’arrivo di un cliente abituale, il vice sceriffo Erskine che, accorgendosi di qualcosa di strano, tenta di agire mentre uno dei rapitori gli spara ferendolo gravemente, a quel punto interviene Jerome che, con la sua pistola, uccide i rapitori vivendo il tutto in uno stato di trance, ma divenendo così un eroe. Ma per vendetta, viene ordita, a sue spese, una trappola subdola che lo fa accusare e imprigionare per pedofilia. La metamorfosi, agli occhi della gente è veloce: da eroe a sporco pedofilo; momento da cui inizia il suo inferno sulla terra, maltrattamenti e violenza, in contemporanea alle sparizioni e morti sospette a carico delle persone coinvolte nel sequestro alla stazione di servizio.
La location del Male è la Crepa. La Crepa corrisponde a una realtà oscura, maligna che manipola le menti e le azioni dei suoi inquietanti abitanti, adepti che hanno un capo, il Re Morto, venerato come un Dio con l’animo di un demone. Il plot è alquanto complesso e si sviluppa in un’incessante evoluzione. L’atmosfera è cupa e malata, mentre i personaggi si distinguono in due tipologie: quelli della Crepa, inquietanti, malvagi, diabolicamente folli, quasi demoniaci e quelli delle altre comunità, fragili e umani. Jerome Burnel ritorna in scena dopo la sua scarcerazione, urla la sua innocenza e assume Parker per riscattare il suo nome, ma ha fretta e deve farlo prima della fine… che sembra essere molto vicina.
Connelly scrive di lotte di potere, intrighi, tradimenti con l’unico fine che è quello di seminare morte. E mentre mi accingo a leggerE in rapida successione i capitoli di questo thriller, il vento freddo sibila tra le fronde degli alberi, quasi a palesarmi il potere del Male che l’autore è stato così preciso a descrivere. Con inquietudine attendo di giungere alla fine, per poter comprendere se per me sarà possibile fare sonni tranquilli, quando e se il Male verrà sconfitto. Il ritmo è incalzante quasi come in The Tyger di William Blake la stessa agghiacciante simmetria, un concentrato di orrore, oscurità, entità demoniaca.
“Tyger! Tyger! burning bright
In the forests of the night…”
E dunque, buona lettura e soprattutto buoni… incubi!
Marisa Padula