“THE WALL” – L’OPERA ROCK DEI PINK FLOYD AL TEATRO GARIBALDI DI MODICA
Prima serata, ieri per la band Orbital Debris al Teatro Garibaldi di Modica con la messa in scena dello spettacolo “The Wall”, una rivisitazione musicale dell’Opera Rock dei Pink Floyd, completata da un’improvvisazione di pittura di Ignazio Monteleone che – con il coinvolgimento di una sua allieva – ha illustrato i momenti salienti del progetto musicale. Era il 30 novembre 1979 quando i Pink Floyd pubblicavano The Wall, il loro undicesimo disco, ricordato dai critici e appassionati di tutti i tempi come uno degli eventi che sarebbe entrato nella storia della musica, un vero prodigio, un successo di proporzioni mondiali che avrebbe collocato il gruppo musicale nel firmamento delle star della musica. Qualcuno qualche anno dopo, avrebbe scritto che nessuno era mai arrivato a tanto prima, né i Queen, né i Beatles né altre star.
La band modicana composta da Gianluca Abbate, Sergio Battaglia, Giulia Casamichele, Daniele Catrame, Sarah Iacono, Stefano Martolini, Salvatore Militello, Tiziano Militello, Carmelo Rendo, Sebastiano Scirè e Gianni Zed, la “voce”, ha saputo trascinare il variegato pubblico che ha riempito il Teatro Garibaldi di Modica e che stasera, 3 gennaio 2019, replicherà la performance. Sul palco, la Orbital Debris ha proposto uno spettacolo e un’esibizione travolgente impreziosita da tutti gli straordinari brani dell’album, con la presenza di un coro di voci bianche per Another Brick in the Wall e Gianni Zed ha intrattenuto la platea dimostrandosi un vero animale da palcoscenico: la rigidità di Pink, i costumi, la capacità di ammaliare e sedurre con una splendida voce. Una mise en scène fantastica.
Uno spettacolo che è stato più di una rivisitazione e durante il quale, la band ha dimostrato di non aver paura di confrontarsi con una leggenda della musica, i Pink Floyd, loro capaci di creare un rock monastico: un vertiginoso coro di voci, versi di animali, amplificatori, sintetizzatori, fari con filtri colorati e fumogeni, console, strumenti per distorcere il suono come nella migliore tradizione pinkfloidiana. Ed eccolo, il finale da tanti atteso, il momento più impressionante di tutta l’esibizione: la celebre Comfortably Numb, l’inno coralmente intonato da tutti, il virtuosismo delle chitarre e del basso, l’istante in cui si è potuto tranquillamente sognare di essere lì, a Danzica nel 2006 o durante il live di The Wall nel 1980, alla ricerca della voce di Waters che chiede “Is there anybody in there?” e, Gilmour che lo rassicura “There is no pain, you are receding/ A distant ship smoke on the horizon/You are coming through in waves”. In tutte le versioni The Wall è un’opera grandiosa soprattutto per i temi che affronta, sempre contemporanei, e a cui la Orbital Debris ha saputo rendere giustizia, in una serata resa unica da questa musica.
Per concludere, come si direbbe in forma romanzesca sotto forma di confessione “Lui era il Lirico, quello con le idee e i principi morali, mentre noi ci occupavamo della musica. Solo della musica!….quasi sempre la musica veniva prima delle parole. Ma la musica ha a che fare con se stessa, le parole con il mondo…” da Rosso Floyd, Michele Mari.
Giusi Bonomo