“Sono in minimalista e se voglio una cosa, la faccio!” Intervista a Livio di Fernandhell.
Una vita dedicata al punk e al Do It Yourself, un nuovo singolo pubblicato per Moquette Records dal titolo “Extra Ordinary” e tanta voglia di suonare dal vivo. Tutto questo è Livio del progetto Fernandhell. Lo abbiamo raggiunto per conoscerlo meglio.
Benvenuto su Modulazioni Temporali Livio. Come è nato “Extra Ordinary”?
Il pezzo emerge da una serie di riflessioni che mi è capitato di fare in questo preciso momento storico: sostanzialmente si basa sullo sfoggio di un atteggiamento, che reputo quasi di malcelata difesa, di ostentata ed incontrollata “anormalità”. Il mondo è pazzo, malsano, quindi quale arma migliore di mostrarsi più anomalo di esso? Nel pezzo un soggetto X elenca tutte le sue psicopatologie quasi con orgoglio, le usa come didascalia ai post sul social di turno, per poi rinchiudersi subito dopo in un io inconsistente. È qualcosa su cui ho riflettuto bene prima di scriverci un pezzo, non è nato a cuor leggero.
C’è stato un momento particolare, magari un accadimento o un fatto strano, per il quale hai pensato “ok, questa società narcisista mi ha stufato, adesso ci scrivo una canzone…”?
Decisamente! Anche “The Invisible ones” è nato così. Il periodo Covid ci ha allontanati forzatamente e con la mente siamo tornati a quegli anni passati in cui ci si sentiva alternativi a NON partecipare ad una vita in comunione con gli altri. E vai coi sensi di colpa, tanto che durante il lockdown siamo diventati improvvisamente tutti empatici e non vedevamo l’ora che “la peste” finisse per ballare nudi sotto la pioggia e baciarci come se non ci fosse un domani. Ed ora che tutto é passato (così sembra..) siamo ritornati sociopatici e ci sbraniamo a vicenda. Siamo la cosa più comica dell’universo, una contraddizione costante, come fai a non volerci scrivere su dei pezzi scusa?.. Non dimentichiamoci poi che questo, oltretutto, é il momento dei supervincenti: tutti belli, ricchi, fighi, sempre in vacanza, yo yo… però nessuno ride più. Facciamoci qualche domanda…
Suoni e arrangiamenti: cosa ti ha ispirato maggiormente?
Mah, io sono minimalista e parto sempre da una base semplice semplice, anche perché in realtà non so suonare la chitarra e non so il nome del 90% degli accordi che faccio. Metto un dito qui, uno un po’ più in là e sento se la cosa mi piace. Poi la memorizzo in modo autistico e faccio sempre quello! ah ah. I musicisti, quelli veri, sono i ragazzi che suonano con me: sono loro che coscientemente propongono arricchimenti. Mi piace comunque mantenere il progetto su sonorità semplici e dirette, ma con qualche piccola variante accattivante. Quando ho cominciato pensavo “mi piacerebbe fare dei pezzi con la semplicità dei Ramones, e l’inventiva dei Pixies”.
Parlaci della tua dimensione live: come ti senti sul palco, davanti al tuo pubblico, e in quali situazioni credi che la tua musica venga meglio percepita?
Sia da musicista che da promoter e poi da spettatore, ho sempre adorato gli show nei piccoli club. Si stabilisce un contatto diverso, intimo, che raramente si verifica nei grossi happening. Devo dire che, forse anche complice l’età, mi sento molto più a mio agio sul palco ora rispetto al passato, e di conseguenza mi diverto anche di più.
Il punk è ancora uno stile di vita? O ad oggi possiamo dire che c’è gente che lo suona e lo ascolta ma che punk non lo è?
Dipende cosa si intende per “Punk”: per me è DO IT YOURSELF, se vuoi una cosa prendi e la fai, e cerchi di dare il massimo perchè esca come vuoi tu. Conosco tanta gente che la pensa così, quindi…si, può essere ancora uno stile di vita.
Progetti per l’estate? E per la prossima stagione?
Siamo in attesa di un paio di conferme per l’estate, cose che ci farebbe molto piacere fare. Poi sicuramente uscirà qualcosa di nuovo, ne stiamo parlando 🙂
Fotografia di Elena Di Vincenzo
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