Salone del Libro di Torino – La poesia spagnola e “L’emergenza climatica”
Venerdì 10 maggio 2019. Nella luminosa cornice di Plaza de los lectores nel padiglione Oval, Ana Rossétti, una delle protagoniste della poesia spagnola contemporanea – un terreno, come appare evidente, nel quale per l’editoria italiana c’è ancora tanto da scoprire – legge una selezione di versi, dei quali viene fornita una traduzione redatta appositamente per questo evento da Alessandra Picone, a cura dell’Istituto Italiano di Cultura di Madrid e di pordenonelegge. Nei poemi tratti dalla raccolta “Punto Umbrío” (Si tradisce la disperazione se si chiede aiuto; Cosa sarà essere te; Come se una lanterna mi strappasse nel bel mezzo della notte) i sentimenti vissuti in prima persona entrano in contatto, anzi potremmo bergonzonianamente dire diventano “nessi”, con i tormenti e pulsioni di artisti del passato, primo fra tutti il “De Profundis” composto da Oscar Wilde durante la prigionia seguita ai ben noti processi nell’Inghilterra puritana. Il desiderio, come emerge in modo cristallino dalla raccolta “Llenar tu nombre” costituisce l’unica o quanto meno la più autentica chiave del rapporto tra gli esseri umani in carne ed ossa, anche quando il rapporto è mediato dall’inchiostro sulla carta. Ana Rossétti parla d’amore attingendo in particolare al linguaggio dei mistici per esprimere una tensione non solo verso l’altro da sé ma verso un sé altro e nuovo. In chiusura, alla domanda “Quale consiglio darebbe ad un aspirante poeta?” la risposta è duplice: leggere tanto, soprattutto ad alta voce, e allo stesso tempo allenarsi a cancellare, sottrarre, riformulare.
A modo suo, anche Luca Mercalli – nella lezione intitolata “L’emergenza climatica” che si tiene in Sala Granata – affronta il tema dei sentimenti e della loro drammatica ambivalenza: se, da un lato, i fenomeni legati al riscaldamento globale ci turbano, dall’altro tendiamo ancora a vivere in quello che, prendendo a prestito le parole di Primo Levi, Mercalli non esita a chiamare “uno stato di cecità volontaria”. Come accadde con il nazifascismo, anche nei confronti del clima la società occidentale non è stata capace di arginare il male finché esso era piccolo; tuttora viviamo nel rischio di una comprensione superficiale, volontariamente – anzi, colpevolmente – distratta della situazione presente. Quello appena trascorso è stato, nelle zone artiche, l’inverno più caldo: ciò alimenta e accelera il circolo vizioso per cui, ad esempio, gli oceani subiscono una grave alterazione del bilancio energetico (venendo meno lo strato di ghiaccio che riflette il 90% della luce solare) che a sua volta influisce sulla formazione di zone di alta e bassa pressione; parallelamente sulla terra ferma quantità maggiori di permafrost si sciolgono, rilasciando metano ed anidride carbonica nell’atmosfera. Ai segnali, evidentissimi, che il pianeta ci sta mandando non corrisponde ancora una adeguata tensione sociale: il danno ormai è, sì, inevitabile, ma ancora contenibile. Urge una mobilitazione su tutti i fronti che abbia come perno la consapevolezza che ogni gesto della vita quotidiana ha delle conseguenze di cui ogni soggetto, individuale e collettivo, è responsabile.
Pier Paolo Chini