Pino Strabioli: attore, autore, regista, memoria storica del teatro e della musica italiana si prepara a tornare in teatro
Siamo alle soglie della tanto attesa riapertura dei teatri. Gli spettacoli sono mancati molto a tutti, attori, maestranze e spettatori. So che lei ha in programma di portarne in scena due.
Lo scorso marzo abbiamo dovuto congelare “Abolite gli armadi… gli amanti non esistono più”. Il testo è stato scritto da Maurizio Costanzo e il debutto sarà al bellissimo Off Off Theatre di Roma, nella prossima stagione.
Un debutto importante, nel teatro di Via Giulia, la strada che dette i natali a Ettore Petrolini.
Sì, lo è anche perché Costanzo ritorna al teatro dopo oltre dieci anni. Il testo è molto divertente, intelligente, come tutte le cose che fa lui. Si racconta l’evoluzione della figura dell’amante nella storia, da quando veniva chiuso nell’armadio, fino ad oggi che forse… è nascosto nei telefonini.
Un tema che riporta alla memoria un’altra sua scrittura teatrale, diretta da Garinei e Giovannini, “Cielo Mio marito!”, nell’ormai lontano 1973.
Il lavoro fa in effetti un excursus sull’amante, passando attraverso vari generi teatrali che hanno raccontato questa figura.
Quanti siete in scena?
Oltre a me, che curo anche la regia, altri cinque attori. Insieme portiamo sul palco una specie di lezione con le considerazioni sul diverso modo di amare, la fedeltà, la coppia… un lavoro ironico, arguto, intelligente e comico.
Tutti aggettivi che possono ben descrivere anche il protagonista dell’altro suo spettacolo, un attore che ha molto significato nella sua vita.
Paolo Poli, sì! Ho avuto la fortuna di collaborare per molti anni con lui, lo considero il mio punto di riferimento. Alla fine degli anni ‘90 abbiamo portato in teatro “I viaggi di Gulliver”. Diversi anni dopo abbiamo lavorato in televisione, con il programma sui vizi capitali “E lasciatemi divertire”, in otto puntate per Rai 3, poi sono riuscito a vincere la sua resistenza a fare una sorta di biografia e abbiamo scritto “Sempre fiori mai un fioraio”. Nel libro sono raccolti ricordi d’infanzia, gli amori, gli incontri… diventati poi una serata spettacolo, che ha lo stesso titolo del libro, un reading accompagnato da un musicista.
Questo lo ha già portato in teatro?
Soltanto sperimentato, al Festival Benevento Città Spettacolo, lo scorso agosto. Una sera ne ho letto una parte, non con la struttura come lo sto preparando.
Ha già qualche data?
Dovrei debuttare a Roma in estate, ma siamo ancora in attesa di sapere quando, in base alle nuove disposizioni. Sicuramente andremo anche a Salerno, ma ancora non abbiamo le date.
Cosa ha rappresentato per lei la creazione di questo lavoro?
Rappresenta moltissimo, perché quello con Poli è stato un incontro fondamentale, formativo, emozionale, indimenticabile. Lui era una persona fuori dall’ordinario e fuori da tutti i tempi, modernissimo, avanti e generosissimo. E l’artista che è stato lo sappiamo tutti.
Mi ha molto colpito l’ammirazione totale che aveva nello sguardo quando, durante alcune sue trasmissioni, osservava spezzoni dei lavori di Poli.
A me piace molto ascoltare e quando ti capita con personalità come Paolo Poli e Franca Valeri, guardi, assorbi, fai un passo indietro e ti metti all’ascolto di queste esistenze. Perché non sono state importanti soltanto per la vita teatrale o cinematografica, ma anche per la vita culturale di questo paese, a più ampio respiro, a cui hanno contribuito entrambi. Sono state delle rivoluzioni, hanno lasciato dei segni importanti, non solo come artisti, ma quasi come personalità politiche. Quindi io, che ho avuto la fortuna di avere questi incontri meravigliosi, qualche volta sono spaesato quando vedo cose che sembrano aver dimenticato quelli che ci hanno preceduti, aver dimenticato la vera arte.
Un motivo in più per sottolineare l’importanza del suo lavoro, sulla memoria e sulla cultura a tutto tondo.
Quando hai passato parte della vita con certe persone, ti mancano, hanno lasciato un grande vuoto. Così cerchi di coltivare la memoria e di farla arrivare ai giovani. Vedo con piacere che rimangono colpiti anche quelli che per motivi generazionali non li hanno conosciuti, che non hanno potuto godere appieno dell’arte di questi signori.
Per questo lo fa su più fronti: oltre che al Caffè di Raiuno, in onda fino a giugno il sabato alle 6, possiamo infatti ascoltarla alla radio…
Sì, la domenica alle 12 sono a Rai Radio 2 con “Grazie dei fiori” – i podcast della trasmissione sono disponibili su Rai Play Radio [ndr.]. Qui cerco ogni volta di inserire un verso di una poesia, di segnalare un libro, di ricordare una personalità della musica, da Giorgio Gaber a Fabrizio De André, Lucio Dalla. Secondo me, specialmente chi lavora alla Rai, sia in televisione che alla radio, facendo servizio pubblico, deve quantomeno incuriosire alla cultura, all’arte, alla bellezza. Io, ogni volta, ci provo. Non sempre il tentativo riesce, ma almeno ci provo.
Francesca Padula