“Norimberga. Il processo” di Roberto Scevola
“Se voi, signori della Corte, doveste dire che questi uomini non sono colpevoli, sarebbe come dire che non c’è stata una guerra, non ci sono cadaveri, non c’è stato delitto”.
In “Norimberga. Il processo” (Solferino, 2020, pp. 157, euro 9,90), Roberto Scevola ricostruisce i particolari di un momento importante e decisivo in un questo momento storico universale, come la caduta del nazismo. Ricostruisce, racconta, si sofferma e analizza tutti i personaggi e il contesto, fino a dare al lettore la “sensazione di stare proprio lì”, come scrive nella sua prefazione Pierluigi Battista. Scevola analizza, inoltre, gli interrogativi, le controversie e le polemiche a cui si trovò di fronte anche chi ebbe il ruolo di giudicare chi aveva compiuto quegli orrori verso popoli interi e senza un barlume di pietà, fu difficile anche decidere le procedure di svolgimento del processo stesso, nonché i metodi punitivi per ogni imputato.
Hitler, Goebbels, Birmania e Himmler sfuggirono al processo nella città tedesca di Norimberga, che si tenne dal 20 novembre 1945 al 1 ottobre 1946, perché morti suicidi o ammazzati prima dello stesso. Quindi, dinnanzi alla corte ecco 24 uomini, tra cui Hermann, Göring e Hess, catturati in una “gigantesca caccia all’uomo” che si svolse nel giro di tre mesi. I capi di accusa sono quattro: il primo è Complotto, il secondo Crimini contro la pace, il terzo Crimini di guerra, il quarto Crimini contro l’umanità.
Un volume dettagliato, interessante e drammatico nel coinvolgimento emotivo e morale, che si conclude con dei Percorsi di approfondimento che diventano una guida verso quei termini, la cronologia degli eventi e la descrizione dei protagonisti di questo momento determinante per la storia di tutta l’umanità.
Marianna Zito