“I diari segreti” di Giulio Andreotti
“Non ho mai creduto che sia possibile distinguere gli uomini in due categorie: angeli e diavoli. Siamo tutti dei medi peccatori …”
Giulio Andreotti, colui che in ogni sua piccola cellula possedeva la politica e, allo stesso tempo, colui che costituiva ogni piccola cellula della politica italiana. Ebbene sì, se dovessi personificare il concetto di politica, non potrei farlo con nessun altro se non con Giulio Andreotti. Nei suoi “Diari segreti” (Solferino, pp. 677, euro 19) – che vanno dal 1979 al 1989 – è evidente la sua azione politica: una ragnatela di relazioni nello scenario italiano e internazionale, con lui posto in posizione strategica che, con massicce dosi di perspicacia e conoscenza della psiche umana, riusciva a presagire anticipando la Storia di decenni; quegli eventi che avrebbero poi, cambiato il Mondo, dandogli in tal modo una posizione di privilegio rispetto alle disquisizioni politiche – che non sempre ebbero concretezza – degli avversari.
Complesso e meticoloso, ha allargato silenziosamente la sua ombra sulle vite e sull’operato dei Papi e sulla Santa Sede, sui congressi democristiani, sulle dittature e soprattutto sugli ambienti torbidi, che mai hanno scalfito l’immagine che lui ha voluto dare di sé. Attento fino all’inverosimile, tanto da lasciare lettere post mortem – come hanno scritto i due figli Serena e Stefano Andreotti, che hanno curato la pubblicazione di questo volume – contenenti le istruzioni per la pubblicazione dei suoi diari, affinché non potessero mai ledere nessuno. Minuzioso, privo di enfasi, quasi scientifico nel suo rapportare la Storia di quegli anni. Brevi i commenti conditi da punte di pura ironia, sollazzo tipico di menti superiori. Certosino, sovrapponibile solo nel modus operandi che utilizza la Curia e la Santa Sede per archiviare la Storia.
Ma i suoi segreti?
“chi non vuole far sapere una cosa in fondo non deve confessarla neanche a sé stesso”
La sua vita, un costante dialogare e negoziare, come scrive nell’introduzione il Prof. Andrea Riccardi, in cui delinea la situazione geografica e politica dell’epoca, per permettere al lettore di addentrarsi in quella realtà descritta dall’Onorevole Andreotti. È rimasto sempre un democristiano anche dopo la scomparsa del suo partito. Roma e la Chiesa furono la sua scuola. Trattare ma non essere suddito, questa la sua politica internazionale, soprattutto nei confronti degli USA – “… vi sono due modi di essere alleati degli americani, sull’attenti o amichevolmente: noi seguiamo la seconda strada …”.
E così la sua politica e il suo essere uomo di politica lo vedono protagonista di uno scenario mondiale complesso, fatto di guerra fredda, comunismo, paesi del Terzo Mondo e nascita e affermazione di quell’Europa da lui tanto perseguita. Racconta in un’intervista rilasciata ad Enzo Biagi : “Io mi sento una persona normale, un uomo medio: conosco i miei limiti ma anche quelli degli altri. Nella vita pubblica bisogna amministrare e rappresentare un popolo così come è effettivamente, non come lo descriveremmo in un trattato astratto”.
Orazio Bagnasco, lo descrive come un uomo pericolosissimo, temuto anche dagli USA – e dunque – Giulio Andreotti nei suoi Diari Segreti non ha mai descritto la percentuale prevalente del suo essere angelo oppure demone – solo leggendo i suoi diari, ognuno di noi potrà, alla fine, averne una percezione, che rimarrà custodita e avvolta da innumerevoli dubbi che …non confesserà neanche a sé stesso.
Marisa Padula