“Nord”, il romanzo di Burhan Sonmez
Venti anni dopo la sua partenza verso il Nord, Aslem viene ritrovato cadavere nel fondo di un burrone. Il suo corpo è completamente nudo, l’unico oggetto che porta con sé è un misterioso orecchino di vetro che stringe tra i denti, rinvenuto dal figlio Rinda. Rinda non ha mai conosciuto il padre che è partito da Canbegi quando lui era solo un bambino, non ne ricorda la voce e le fattezze. Decide così di intraprendere lo stesso viaggio verso Nord alla ricerca dell’identità del padre, per fare luce sul suo ignoto destino. Il Nord che non è solo un’indicazione geografica, ma un’avventura, un percorso, un cammino alla ricerca di sé stessi.
“Mentre mi aspettate osservate le stelle, troverò più facilmente la via del ritorno.”
Inizia così l’avventura di Rinda, un viaggio fiabesco che Burhan Sonmez ci racconta costantemente sospeso tra sogno e realtà.
“Quello che chiamiamo sogno non è che una storia dai mille interrogativi con poche risposte. Dice molto, ma insegna poco.”
Il cammino di Rinda è stupendamente ricco di incontri suggestivi: si snoda tra saggi e guerrieri, ci racconta le storie della Volpe Bianca intrappolata in un sogno, del piccolo sultano di Safali alle prese con il suo sedicesimo sassolino, delle guerriere amazzoni di Sahmaran fino a condurci alla porta del cielo, dove le costellazioni in mutazione preparano l’inizio di una nuova era.
“È per questo che mi chiedo sempre se la gente si è dimenticata delle stelle perché ha costruito le città, oppure se si è rifugiata nelle città perché ha dimenticato le stelle.”
“Nord” di Burhan Sonmez (Nottetempo, 2021, pp. 360, euro 19) è un’opera che, con l’inganno del sogno, trasuda saggezza e filosofia. L’autore imbeve il suo romanzo delle leggende curde, ne tesse la trama con la poesia e ci regala un viaggio ricco di avvincenti esperienze così come la vita dovrebbe essere.
“Nei confronti della vita dobbiamo essere generosi, perché la vita è generosissima verso di noi.”
Domenico Lauria