“Non lascerò memorie” di Ruperto Long, la biografia di Lautréamont
“Parigi è un’altra cosa. E lo è stata anche per i tanti che non hanno impresso il loro nome nella storia e sono tornati a casa a mani vuote, o che non sono tornati affatto e si sono spenti nell’ombra, portando via con sé i loro sogni infranti. I tanti sepolti nell’ossario comune della Storia.”
“Non lascerò memorie. L’enigma di Lautréamont” di Ruperto Long (Castelvecchi, pp. 251, euro 18,50) è molto più della biografia romanzata del poeta ottocentesco di Montevideo: si tratta della ricostruzione di un’atmosfera, di un’epoca e di alcune delle più belle città dell’America Latina e Francesi.
La vita del conte di Lautréamont inizia con un suicidio, infatti sua madre si toglie la vita poco dopo la sua nascita. Il giovane cresce libero e spensierato per le strade di Montevideo, poi purtroppo il padre lo costringe a studiare in Francia, in un collegio austero, simile ad una prigione, dove verrà soprannominato il Vampiro. Scoperto a scambiare effusioni con alcuni compagni di studi, il protagonista viene separato dagli affetti che si era faticosamente costruito. Terminati gli studi raggiungendo l’eccellenza, Lautréamont torna in America Latina, dove ha una breve storia d’amore con Julia, ma il destino lo condurrà a Parigi. Nella capitale francese, il montevideano intraprenderà la carriera letteraria. Inizialmente il poeta incontrerà la censura e l’insuccesso, ma sarà destinato a diventare un grande intellettuale. In fondo, è consapevole che vivere significa resistere alla voce interna della propria codardia.
Le prime pagine sono ambientate cento anni dopo l’epoca del poeta montevideano, nel Novecento, quando degli intellettuali cercano di svelare il mistero che si cela dietro il suo nome e di determinare la sua importanza nel panorama letterario internazionale. Si tratta di pagine cariche di citazioni e ammiccamenti al lettore colto, ma soprattutto aumenta l’attesa: quando entrerà in scena il protagonista? Ma, soprattutto, chi è il protagonista? Infatti il conte di Lautréamont è sulla bocca di tutti i personaggi, ma non viene fornita alcuna informazione sulla sua persona. “Lautréamont e la banalità”! Ma ti rendi conto? Con che coraggio!» esplose il poeta quasi gridando. «Lautréamont è uno dei massimi simboli della rivolta! Come ha sempre sostenuto Maurice Blanchot, è il poeta che fa dei propri tormenti l’espressione della lotta universale”.
La biografia è la ricostruzione fedele non solo della vita del poeta, ma anche degli ambienti che ha frequentato: è evidente che Ruperto Long ha svolto delle minuziose ricerche prima di scrivere l’opera e che è un profondo conoscitore della cultura ottocentesca. Abbondano i riferimenti ad altri autori e sono riportati i titoli delle loro opere; l’autore compie una semplice menzione, talvolta delle enumerazioni, di tali nomi, dando per scontato che il lettore abbia una vasta cultura generale, in particolare sui poeti e la cultura dell’Ottocento. Spesso anche gli edifici che si possono trovare in una città vengono enumerati, senza fornire alcuna descrizione, lasciando che il semplice nome arcaico o esotico evochi il palazzo e il fascino che esso esercitava sui cittadini. I nomi di alberghi e ristoranti riflettono la vitalità di questo mondo ispanofono installato nel cuore stesso della capitale del mondo: il Cafè de Madrid, l’Hotel de Hespana y América, l’Hotel de Barcelona, il Grand Hotel Espanol di Ciriaco Bilbao, Los Embajadores, la Casa de Huéspedes di Louise Noël […].
Per poter riportare una simile quantità di informazioni, l’autore ha scelto un ritmo lento e lineare per una biografia in cui abbondano le descrizioni e gli excursus, inoltre sono assai rari i dialoghi. Ruperto Long vuole indurre il lettore a riflettere, creare atmosfere suggestive, ampliare la cultura del suo pubblico e offrire spunti di ricerca. L’autore ha riportato alla luce il conte di Lautréamont e noi lettori siamo pronti ad innamorarci di tale personaggio.
Valeria Vite
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