NASCITA DI UNA NAZIONE a Palazzo Strozzi di Firenze
Curata da Luca Massimo Barbero, la mostra Nascita di una Nazione a Palazzo Strozzi di Firenze sino al 22 luglio, è quasi una macchina del tempo in quanto è un viaggio tra arte, politica e società nell’Italia tra gli anni Cinquanta e il periodo della contestazione giovanile del 1968, di cui quest’anno ricorre il cinquantesimo anniversario.
Sono gli anni del cosiddetto miracolo economico momento di profonda trasformazione della società italiana, gli anni della deruralizzazione e urbanizzazione, si cambia il modo di vivere e di lavorare, basti pensare che dal 1954 al 1964 il reddito nazionale netto quasi si raddoppia; in questi anni nasce l’Eni di Enrico Mattei e la Fiat investe in maniera massiccia nei nuovi stabilimenti di Mirafiori da cui usciranno le prime “600” e “500”, simbolo del miracolo italiano. Ma lo sviluppo non è solo economico, bensì anche culturale, artistico e di pensiero. Una straordinaria vitalità di linguaggi, materie e forme alimentate da segni e figure della cronaca, ben rappresentata dall’esposizione di Palazzo Strozzi dove gli artisti presenti restituiscono al visitatore il periodo più feritile dell’arte italiana della seconda metà del Novecento, riconosciuto oggi come contributo fondamentale per l’arte contemporanea, ripercorrendo un itinerario artistico che parte dal trionfo dell’Arte informale sino alla sperimentazione su immagini, gesti e figure della Pop Art e quindi ai nuovi linguaggi dell’Arte Povera e dell’Arte Concettuale con sperimentazioni che da un lato reinventano i concetti di identità e appartenenza e dall’altro facendo arte di militanza e impegno politico.
Ad aprire il percorso della mostra è l’imponente capolavoro di realismo militante “La battaglia di Ponte dell’Ammiraglio” di Renato Guttuso per proseguire poi con le nuove avanguardie rappresentate dall’astrazione antirealista di Giulio Turcato e le bandiere rosse del suo “Comizio”, il provocatorio collage su stoffa di Enrico Baj, il decollage sul volto di Mussolini di Mimmo Rotella, il tormentato esistenzialismo di Emilio Vedova, i tagli di Lucio Fontana, le sperimentazioni su Juta di Alberto Burri sino all’abbagliante per il candore dell’allestimento completamente bianco delle opere acromatiche di Piero Manzoni e le sue celeberrime scatolette Merda d’artista che ovviamente a distanza di più di cinquant’anni passano quasi inosservate.
Periodo intenso di artistico fervore il cui prodotto non veniva però esposto nelle gallerie o nei musei né aveva un successo commerciale presso mercanti o collezionisti perché nell’Italia di quegli anni prevalevano ancora tendenze quali la figurazione illustrativa o al massimo un realismo declinato tra impegno ideologico e citazionismo letterario riconducibile al massimo a Guttuso o De Chirico. Per questo Nascita di una Nazione risulta essere ancora più interessante in quanto descrizione di un’alternativa che oggi può essere identificata in maturazione di una nuova identità culturale, costruzione di un nuovo vocabolario di immagini e segni capace di restituire nella sua globalità un periodo di fermento sociale, di simultaneità di accadimenti creativi negli anni successivi al cupo periodo del fascismo e della guerra.
Francesco De Masi