CALCIO STORICO FIORENTINO: UNA TRADIZIONE CHE SI RINNOVA
Sulla storia che questa tradizione rievoca, sul fascino di uno sport nel quale si cerca la vittoria per rendere onore al proprio quartiere, tanto è stato scritto. La sfilata del corteo che apre i giochi ha il fascino degli abiti e dei musici, la bellezza dei costumi, la superbia dei cavalli, il rullare dei tamburini, lo scintillio delle armature.
A contendersi la vittoria nel torneo che ogni anno si svolge a giugno sono quattro squadre, rappresentazione dei quattro più importanti quartieri della città. Ogni squadra prende il nome della chiesa principale situata nella propria zona ed è contraddistinta da un colore e da un simbolo diverso. Ci sono i Bianchi di Santo spirito, con l’emblema della colomba bianca in campo azzurro simboleggiante la discesa dello Spirito Santo, gli Azzurri di Santa Croce con la croce d’oro in campo azzurro, i Verdi di San Giovanni, che ha come gonfalone di quartiere il Battistero ed i Rossi di Santa Maria Novella, un sole d’oro in campo azzurro.
Il torneo che si conclude il giorno di San Giovanni, patrono della città, rievoca una celebre partita che fu giocata il 17 febbraio 1530 durante l’assedio posto da Carlo V. La partita fu più che altro una sfida al nemico assediante che, vedendo la città di Fiorenza in festa, decise di ritirarsi. Un successo per tutta la città, ma soprattutto la dimostrazione della fierezza dei fiorentini che non abbassano la testa nemmeno nei momenti di maggiore difficoltà. E proprio per ricordare questi nobili valori, i calcianti non ricevono nessuna paga, non hanno stipendi né compensi. L’unico stimolo è quello di far vincere i colori del proprio quartiere. La posta in palio è una ricca vitella chianina, o meglio le bistecche ad essa equivalenti, che verranno consumate dagli atleti in un festoso banchetto finale.
Francesco De Masi
Foto di Francesco De Masi