“Marmaglia” – L’esordio di Emanuele Pittoni
Un esordio divertito e divertente, un romanzo “giovanile” ma non giovanilistico. Emanuele Pittoni ha poco più di quarant’anni, ma a leggere “Marmaglia” (2019, pp. 160, euro 17,50), edito da Castelvecchi, non si direbbe. Spinto dallo scrittore Flavio Soriga, Pittoni si dedica alla scrittura di questo romanzo in cui racconta, con qualche punta di autobiografia, almeno per quanto riguarda i luoghi in cui è ambientato, la storia di un uomo come tanti: quarant’anni, un lavoro precario, e due amori, la fidanzata e la musica. O forse più la musica che la fidanzata.
I luoghi: Cagliari e la sua periferia, Quartu Sant’Elena, Gavoi. E poi i bar squallidi, i concerti che radunano la fauna di appassionati strampalati (una menzione per i “satanisti di Quartu”, un gruppetto di reduci degli anni passati che indossano magliette degli Iron Maiden e dei Black Sabbath, il cui capo è anche lo sciamano che farà riprendere il protagonista da un involontario viaggio lisergico); e ancora, la malavita locale, pescatori e cuochi improbabili.
In “Marmaglia”, dunque, non manca il materiale narrativo, personaggi e storie hanno solo il bisogno del via per entrare in azione. E la scrittura di Pittoni li inquadra all’interno di una cornice temporale fluida, quasi cinematografica nel montaggio delle storie, ma senza perderne il controllo letterario. La vita del protagonista non è narrata cronologicamente, ma attraverso un sapiente uso del flashback, specialmente per metà romanzo; dopo la metà, stabiliti tutti i fatti in ordine, l’autore può dare la marcia giusta agli eventi che lo porteranno fino allo sviluppo e alla risoluzione finale.
Ma chi è il protagonista di “Marmaglia”? Poiché l’autore ce lo svela solo nel finale, ne celiamo il nome. Facciamo la conoscenza dell’uomo all’interno di una squallida pizzeria, in cui mangia una pizza pessima in compagnia dei pochi reduci della rimpatriata di classe. Se a quarant’anni passati, Simone e Gianni continuano a giocare a essere giovani nonostante l’evidente collasso fisico dell’età, il nostro protagonista mantiene la sua dignità di looser, in fondo ancora in forma, impegnato col suo gruppo musicale, e perfetto conoscitore di alcuni cibi che, nell’econoia del romanzo, diventano fondamentali nel segnalare, insieme alla musica stessa, i passaggi fondamentali della sua giovinezza e poi del presente. Ecco allora che la lezione su come pulire le cozze che Ettore impartisce al protagonista, e la pessima pizza mal digerita, diventano madeleine proustiane che provocano i primi ricordi/flashback. Torniamo indietro nel tempo, agli anni della scelta scolastica da affrontare, liceo o professionale, una scelta che metterà a dura prova, attraverso un’estate di punizione lavorativa nel ristorante paterno, il giovane ragazzo, pieno di sogni ma ancora troppo acerbo per capirsi e capire come funziona il mondo attorno a lui, anche in quel piccolo perimetro cagliaritano.
L’inadeguatezza alla vita, le scelte sbagliate, i sogni infranti; la prevaricazione di piccoli ma non per questo meno crudeli squali della malavita: tutto questo attraversa “Marmaglia”, anche nei suoi personaggi secondari che si slegano dalla costrizione della caricatura.
Giovanni Canadé