L’urgenza d’ “Amore” di Pippo Delbono in prima assoluta al Teatro Storchi di Modena
“che altro può una creatura se non amare, decisamente amare”
È la voce narrante di Pippo Delbono che racconta. Racconta “Amore“. Lo racconta portando con sé le voci e le danze del Portogallo, mentre trascorreva quel periodo amaro e surreale che ci ha coinvolto tutti, mentre “ciò che accadeva nel mondo ci ha portato nel buio”, rendendoci improvvisamente tutti umani e soli, a riflettere sulla lontananza, la malattia, l’attesa e la perdita.
“Dopo tutto quello che è successo ripartiamo proprio da qui, da questa incessante ricerca, continuiamo con più Amore; altrimenti si torna a dove eravamo prima e un’esperienza terribile come questa non sarà servita a nulla. Torniamo invece lì dove eravamo, ma con una nuova consapevolezza; torniamo a un periodo in cui quella parola aveva un proprio senso, un momento – e a partire da un luogo – in cui ci si amava e si parlava di amore con la nostalgia del fado, allontanando l’ingombrante presenza della morte”.
Lo racconta con un’appassionata ode al Portogallo, quel Paese che tutti accoglie senza minacce e in tutti lascia una propria traccia struggente e malinconica, che Delbono decide di raccontare attraverso parole di scrittori e versi di poeti portoghesi e non, danze di vita e di morte, liriche del fado e canti d’amore.
E lo fa con la sua Compagnia – formata da Dolly Albertin, Gianluca Ballarè, Margherita Clemente, Ilaria Distante, Mario Intruglio, Nelson Lariccia, Gianni Parenti, Pepe Robledo, Grazia Spinella – che ha quel modo di stare in scena “unico e irripetibile” e che porterà in tournée in più di cinquanta paesi nel mondo, dopo la prima assoluta al Teatro Storchi di Modena, anche con nuove collaborazioni, come gli artisti portoghesi di diverse discipline fra cui Pedro Joia, noto chitarrista e compositore, il cantante di fado Miguel Ramos, la scenografa Joana Villaverde e l’angolana Aline Frazão, scrittrice e musicista.
E lo fa su un palcoscenico vuoto. C’è solo un albero piegato dal vento prima – che il tempo ricoprirà, infine, di bianco – e poi le ombre su uno sfondo rosso amore, rosso sangue, rosso passione. Un disegno di luci e buio, di suoni e silenzio, di movimento e di stasi.
“La mia bocca come una ferita non chiede che di chiudersi”
“È urgente l’amore” in questo momento, è urgente per riportarci dove eravamo e per ricondurci lì in quel punto, migliori. E ripartire. Per rincontrarci con i morti e ricominciare, per confonderci e non riconoscere più i confini tra ciò che è reale e ciò che non lo è.
Marianna Zito