“L’Arte della Salvezza. Storia favolosa di Marck Art” di Carmelo Sardo
Non è semplice scrivere una recensione su questo libro. Ho deciso di farlo partendo dalla fine, dalla domanda che si pone lo stesso autore: Chi è Marck Art? Me lo sono chiesto e continuo a chiedermelo, così come se lo domandano tutti coloro che entrano in contatto con lui, con il suo mondo, la sua arte. Non intendo rispondere compiutamente, perché ognuno, per dirla pirandellianamente, vede e sente le persone e le recepisce per come egli ha il mondo dentro.
Chi è Marck Art? Io penso e sento che si possa rispondere con i versi di un poema di Pedro Salinas, La voce a te dovuta: Sa forse il mare come si chiama, che è il mare? /Sanno i venti i loro nomi, del Sud e del Nord, al di sopra del puro alito che sono? / Se tu non avessi nome, tutto sarebbe iniziale, primordiale.
Una cosa è certa: bisognerà sospendere ogni giudizio, attrezzarsi di senso magico nella lettura di questa storia. Trasportato da un’aura di magia, Carmelo Sardo mette per iscritto il ritratto di un uomo che si accosta alle persone e alla vita come a un enigma da risolvere pittoricamente, rendendole partecipi del suo slancio creativo. L’autore prende per mano il lettore, lo guida dritto nel mondo tenero e malinconico, a volte disperato, di Marck e lo rende protagonista di un’idea di destino che si compie solo dopo una cifra di accadimenti, convertendolo al concetto di circolarità del tempo così caro a Borges “Tramonti e generazioni, giorni di cui nessuno fu primo /Ogni rimorso e ogni lacrima/ Occorsero tutte quelle cose, affinché le nostre mani si incontrassero” (Da Jorge Luis Borges, Le cause). Non ci sono “momenti chiave” in questa narrazione: è il dipanarsi dell’esistenza dell’artista ad essere la chiave. Il costante e viscerale rapporto tra Marck e la nonna Luzza, una convinta sostenitrice del nipote, della specialità della sua natura, forse il primo vero “angelo” di Marck e che lo appoggerà fino alla sua dipartita. Una storia personale e familiare marcata dalla disabilità, dall’incomprensione e dall’isolamento. “Non sapevo cosa significasse alunno modello, ma quel giorno ho avuto la prova…che io sono difettoso, non sono come gli altri, non sono venuto bene”; e, infine la sua immagine, così fuori dal comune, l’essere additato come nano, il suo procedere con ingenuità, tendono oltre l’io, verso un essere autentico, quello che gli fa dire “Quando penso non faccio errori”. Alieno al mondo che lo circonda, l’artista esprime un malessere profondo e una lucidità intensa dovuta alla sovente apparizione di luci definite anche come bolle bianche, che ne investono la visione e lo rendono pazzo agli occhi degli altri, un estraneo in un contesto in cui si ritrovano tutte le convenzioni sociali che lo rigettano. Il cretino, il ritardato del paese… come se ci fosse una tabella di marcia, come se si potesse stilare un catasto degli esseri umani, lo scimunito del paese, quello che parla con gli angeli, evitato da tutti, bistrattato dalle ragazze, ad un certo punto dice di se stesso “…stavo crescendo e capivo che nella vita ci sono molte altre cose che non ti respingono perché sei brutto, hai gli occhi storti, parli male e sembri un cretino”. Caro Marck, tu eri destinato a cose elevate, e il tuo angelo dalle fattezze umane, lo aveva intuito!
Pedro Salinas scrive: “La poesia è affidata a quella forma superiore di interpretazione che è le malentendu. Quando una poesia è scritta è terminata, ma non finisce; comincia, cerca un’altra poesia in se stessa, nell’autore, nel lettore, nel silenzio”. Non è solo la poesia ad essere affidata, direi quasi inevitabilmente, a questo fraintendimento, ma l’arte, tutta e anche questa opera letteraria “L’arte della Salvezza. Storia favolosa di Marck Art.” (ZOLFO Editore, Collana Le Storie, pp. 384, euro 19), dotata di vita autonoma, è un’opera che potrà essere ricreata dal lettore. In tal modo l’equivoco, il fraintendimento potrà palesarne potenzialità e attribuzioni di senso sconosciute allo stesso autore.
Consideratemi è la parola scritta su una croce, quella che i marchesi Berlingieri – i più grandi collezionisti italiani d’arte contemporanea – ritengono la migliore delle opere di Marck Art, una delle tante che hanno acquisito alla loro collezione. Consideratemi suona come una preghiera, una esortazione o forse, semplicemente è riconducibile a quel dato umano, quella istanza che accomuna tutti gli esseri umani, una ricerca inesauribile dell’essenziale, un’ansia di realizzarsi, come in uno scavo interiore mai concluso, il desiderio di essere “visti”.
Giusi Bonomo
Complimenti Giusi! Bello, viene voglia di comprare il libro e conoscere meglio questo artista. Spero che questo articolo e lui siano da esempio di libertà per tanti, perseverare nelle proprie idee paga sempre. Chissà che un giorno non abbia la possibilità di incontrarlo e farci una bella chiacchierata. Grazie per i tuoi articoli.