“LUCIANO” DI DANIO MANFREDINI AL TEATRO INDIA
“Luciano”, il primo dei due spettacoli componenti il dittico che il Teatro Di Roma dedica al M° Danio Manfredini presso gli spazi del Teatro India dal 26 al 28 febbraio, è, secondo quanto riportato nella brochure pubblicitaria dello spettacolo stesso, un lavoro la cui visione è “consigliata ad un pubblico adulto”.
Ci si immagina che tale avvertimento nasca dai contenuti della stessa drammaturgia che il Maestro ha provveduto a ideare e a sostanziare in una regia pulita, meticolosa, poetica e di grandissimo impatto emotivo ma, assistendo alla messa in scena, ci si rende lentamente e costantemente conto che i temi inerenti al sesso, la prostituzione, la compromissione di anime sole, nonostante vicinanze e compenetrazioni fisiche, sono trattati dal Regista/Attore e dagli altri Attori/Performer con una morbidezza di spirito e fisici e una delicatezza di modi tali da rendere il tutto meravigliosamente “soffice” per gli occhi e le orecchie di chi guarda.
Luciano – il vecchio pazzo solitario che si esprime prevalentemente in versi, suscitando, piacione, l’ilarità dell’uditorio al quale, consapevole, si rivolge – attraversa una serie di quadri accomunati dalla presenza di queste figure tragiche e senza identità, nascoste in maschere neutre e integrali che ne celano alcuni dettagli, ma non parte della loro prorompente e disperata sostanza. Sono esseri che operano solo ed esclusivamente attraverso atti sessuali che ne consentono la sopravvivenza e ne giustificano la presenza in quell’universo onirico in cui Luciano li fa vivere da reietti. Sono solo reminiscenze di un anziano che vive più di ricordi e rimpianti, se non rimorsi, o figure immaginifiche di una vita che sarebbe voluta essere ed invece non è stata? Tutto il lavoro è attraversato da una costante vibrazione che consente a chi guarda di attraversare tutte quante le situazioni senza mai perdere il filo conduttore di questo viaggio della durata di 70’.
Impossibile non ricordare Ivano Bruner, Cristian Conti, Vincenzo Del Prete, Dariosh Forooghi e Giuseppe Semeraro, straordinari interpreti che – con il loro meraviglioso uso del corpo, leggero e pieno allo stesso tempo, e la loro incredibile dedizione a queste figure universali e contemporaneamente riconoscibili – popolano e vivificano, come meglio non potrebbero, una scena sempre carica di suggestioni che animano dall’inizio alla fine lo svolgersi della rappresentazione. Un lavoro fine, crudo, divertente, melanconico, impossibile da dimenticare.
Giuseppe Menzo