L’Inferno di Dante diventa un’opera rock electro sinfonica – Intervista a Francesco Maria Gallo
Nella tradizione culturale e letteraria italiana Dante è uno dei sommi poeti che ci ha regalato opere indimenticabili, una su tutte “La Divina Commedia”. La prima cantica è stata l’ispirazione per la composizione di “Inferno” un’opera rock electro sinfonica scritta e composta da Francesco Maria Gallo, pubblicata lo scorso 25 marzo (il Dantedì) per l’etichetta bolognese SanLucaSound, prodotta da Renato Droghetti con la supervisione di Manuel Auteri. Il 29 aprile invece è uscito, ad integrazione del disco, il libretto “Rock&Roll all’Inferno”, composto da 90 pagine e suddiviso in cinque parti: premessa, analisi dell’opera rock e dei personaggi, testi dell’opera rock Inferno, i controcanti di Carla Francesca Catanese e Addicted (raccolta di interviste significative e analisi del rapporto tra Dante Alighieri e la musica rock da metà degli anni 70 ad oggi). Per saperne di più su questo progetto che unisce musica a letteratura, abbiamo fatto qualche domanda a Francesco Maria Gallo.
Ho letto che l’ispirazione per questo lavoro ti venne data da Umberto Eco, che fu un tuo professore all’università, ma quando hai effettivamente iniziato a lavorare all’opera rock “Inferno”?
Ho iniziato a pensarlo ai tempi dell’università, ho frequentato il Dams e avevo una grande attenzione alle opere letterarie che, per loro natura, sono musicali. Poi Umberto Eco mi invitò a leggere tutta La Commedia di Dante. Io mi fermai all’Inferno perché fui colpito dalla sua potenza, simile a quella del rock. Già a quel tempo scrissi alcune cose che successivamente ho ripreso dal punto di vista musicale. Lasciai tutto nel cassetto, ma sei anni fa ho ripreso il tutto e ho iniziato a lavorarci seriamente, era il mio sogno. Una cosa che non avevo percepito ai tempi dell’università era il disagio nei personaggi, quasi come se volessero parlarmi, come in una forma di ribellione. A quel punto ho abbandonato la lettura dell’Inferno per dedicarmi alla vita dei personaggi che mi avevano più colpito. Tra questi Pier della Vigna e il conte Ugolino: ho scoperto che Dante li aveva messi all’Inferno non perché lo meritassero, ma perché erano suoi avversari politici. Quest’opera rappresentava per lui non solo un momento di purificazione, ma anche uno strumento estremamente efficace per demonizzare determinati personaggi. Così ho voluto dare a loro la possibilità di esprimere il loro pensiero e il loro disagio nel trovarsi all’Inferno. Nel mio dialogo con loro ho scoperto la loro vera natura.
Ci racconti brevemente quello che hai scoperto di alcuni di questi personaggi?
Pier della Vigna era un personaggio straordinario che faceva parte della corte di Federico II, un intellettuale, un politico molto raffinato, un uomo di pensiero che era invidiatissimo dai suoi rivali per il suo essere al di sopra della linea dell’orizzonte. Tale invidia era così forte che Pier venne dileggiato agli occhi di Federico II. Quest’ultimo, accecato da questi giudizi lo condannò alla cecità tramite spada rovente. Pier non sopportò questa onta e in preda alla disperazione si suicidò. Pier della Vigna è un esempio dell’attualità dell’Inferno, mi ha ricordato, fra gli altri, un personaggio della nostra contemporaneità, Enzo Tortora, che era stato ingiustamente dileggiato da un pentito della ‘ndrangheta. Prima ancora di essere giudicato Tortora fu messo alla gogna mediatica; solo in seguito si scoprì che era tutto falso, ma Enzo Tortora era già distrutto e il male che lo ha portato alla morte è stato sicuramente una conseguenza di questo fatto. Ci sono tantissime storie di persone che vengono costantemente dileggiate solo perché differenti: penso alla discriminazione razziale e a quella di genere, che può portare ad atti estremi.
Un altro personaggio importante che rappresenta il peccato odierno è sicuramente Medusa: tutti la conoscono come mostro che pietrifica con lo sguardo. In realtà era una donna bellissima, una delle tre Gorgoni della mitologia greca, così bella che Poseidone si invaghì di lei e con l’inganno la violentò nel tempio di Atena. Atena si adirò per questo e se la prese con Medusa trasformandola in un mostro. Medusa è il simbolo della donna abusata, dileggiata, e doveva andare in Paradiso. Ho voluto raccontare la sua vera storia e trasformarla in una regina triste.
Il conte Ugolino della Gherardesca non fu un cannibale che mangiò i propri figli. Era un personaggio quasi visionario, un conte di Cavour del 1200. Il suo obiettivo politico era di unire le città-stato e gradualmente formare l’Italia. Presentò questo suo progetto all’arcivescovo Ruggieri, che sembrava d’accordo, ma che invece lo tradì, così venne condannato a morire di fame con i suoi figli. Il conte Ugolino, in quanto politico, non poteva essere un puro, ma non meritava l’Inferno. Dante lo mise all’Inferno perché era un suo grande avversario politico.
L’unico tra i personaggi che merita di stare all’Inferno è Ulisse, perché ha ingannato sia i troiani sia la sua famiglia. Di fatto ha vinto la guerra di Troia con l’inganno, non ha combattuto con valore; in più, dopo la guerra di Troia è partito seguendo la sua sete spropositata di conoscenza e ignorando totalmente che suo padre, sua moglie e suo figlio lo aspettassero. Voleva andare oltre le colonne d’Ercole, il confine del mondo, e lì è stato sopraffatto dal “gigante”, ovvero il mare.
A Lucifero ho voluto dare un volto umano perché era scontato rappresentarlo che mozza le teste dei dannati. Lo descrivo come un Lucifero figlio, disperato perché non è stato compreso dal padre. Voleva somigliare a lui così tanto da volerlo superare, ma il padre per questa sua ambizione lo ha punito. Lucifero era l’angelo più bello del Paradiso, il preferito di Dio. Non ha commesso chissà quale peccato: chiama suo padre “strega”, ma si rivolge a lui dicendogli prima di non volergli somigliare e poi “se mi dai un segno vorrò somigliarti”, ovvero volendo riprendere in sé tutto l’amore che provava.
Una storia che ho totalmente inventato è la condanna a Dante nel brano “Inferno”. Dante arriva al cospetto di Lucifero, che non gli permette di andare avanti e lo condanna all’Inferno nello stesso girone di Ulisse, di coloro che ingannano. Questo perché ha giudicato impropriamente una serie di persone che probabilmente non meritavano di stare all’inferno. In realtà non è una condanna al poeta Dante Alighieri, ma ho voluto rappresentare con la sua figura l’uomo che porta sulle sue spalle tutti i peccati del mondo e per questo è lui a pagare per tutti, l’ho elevato a simbolo dei peccati umani.
Con l’ultimo brano “Desolazione” porto invece l’attualità, l’Inferno in terra, la disumanità degli esseri umani. Il brano “Inferno” finisce con Lucifero che dice a Dante che l’Inferno è il vero mondo in cui ha vissuto. In “Desolazione” il testo è un Padre Nostro blasfemo: degli esseri strani che non si sa bene chi siano, se demoni o persone scoraggiate, pregano Dio affinché non dia più fiducia all’uomo, e finisce con il naufragio dei profughi della Libia che chiedono un aiuto che non arriverà.
Nell’opera letteraria al termine dell’Inferno Dante va poi in Purgatorio: al termine del viaggio nella tua opera rock che termina con “Desolazione” cosa c’è?
“Desolazione” è un monito: non tutto il mondo è desolazione, non viviamo nella disperazione più totale, ma in un mondo che è sulla cattiva strada, mi riferisco ad esempio a cosa sta succedendo in Sierra Leone, o alle guerre, o al Covid. Stiamo massacrando questo mondo e “Desolazione” invita a cercare di non portare il mondo verso la desolazione, che è la cosa peggiore che potrebbe capitare. Il mondo che abitiamo non è nostro, noi ci transitiamo solamente, e le nostre azioni si ripercuoteranno su chi verrà dopo. Forse dobbiamo riprendere in mano la nostra umanità e la capacità di essere compassionevoli per attirare bellezza e allontanare vizi come l’ingordigia, che alla fine porta a distorcere il senso della nostra esistenza e a massacrare il mondo che temporaneamente abitiamo.
“Inferno” opera rock è un lavoro su più livelli che comprende anche un libello di novanta pagine con i testi, i controcanti, disegni, ecc. Come sono confluiti tutti questi lavori?
L’idea del libello nasce dal fatto che questa è un’opera rock che ho già vissuto come qualcosa di complesso. Avevo bisogno di approcciarmi all’ascolto dei testi e della musica in maniera molto concentrata, ma allo stesso tempo anche di qualcosa di più, riuscire a vedere e avere qualcosa di fisico che mi desse la possibilità di fermarmi a riflettere e rileggere. Ho pensato così di mettere per iscritto i testi, poi da lì c’è stata una collaborazione con la poetessa Carla Francesca Catanese, che ha dato una libera interpretazione dei miei testi riportando con la sua cifra poetica la realtà dei giorni nostri che io avevo già immaginato. Lei l’ha reso poeticamente evidente. Nasce come una guida all’ascolto, una sostituzione di quello che oggi ancora non possiamo permetterci, una rappresentazione dal vivo. Il libello permette di avere una visione tridimensionale, poi arriveremo al quadrimensionale nel momento in cui riusciremo a portarlo nei teatri.
Intendi quindi portare quest’opera rock nei teatri?
Lo stiamo già facendo, parteciperemo a un bando della regione Emilia Romagna e se verrà approvato proporremo una residenza di dieci date al Teatro del Navile, il teatrino di Lucio Dalla. In questo caso si aggiungerà un ulteriore elemento, una drammaturgia teatrale con la partecipazione di un attore straordinario, che è il direttore artistico del Teatro del Navile, Nino Campisi, che farà da Virgilio tra una canzone e l’altra, grazie anche a dei visual realizzati da Rodolfo Rod Mannara. Ci stiamo lavorando da più di un mese e speriamo di portarla nei teatri dal 15 settembre. Abbiamo coinvolto tecnici del suono, deisgner luci, visual artists e ne siamo molto felici.
Saranno presenti anche tutti i musicisti e le altre voci che hanno partecipato al disco?
Certo, saranno tutti presenti: Ricky Portera (chitarra), Pier Mingotti (basso), Stefano “Perez” Peretto (batteria), Pietro Posani (chitarra), Simona Rae (voce) e Enrico Evangelisti (voce).
Sono usciti i primi due singoli: “Selva oscura” e “Caronte”, saranno accompagnati da un videoclip?
È stato concluso da poco il videoclip su “Caronte” e verrà diffuso in due versioni. Non si tratta di un classico videoclip musicale, ma di un piccolo film. Ci sarà una versione short della durata del brano, ma anche una versione cortometraggio di nove minuti e mezzo che parteciperà a IMAGinACTION, il festival dei videoclip musicali. Verrà candidato anche al Berlin Short Film Festival e di Prague Short Film Festival. La regia è di Federica Lecce, una regista straordinaria, con la partecipazione degli attori del Teatro del Navile.
Roberta Usardi
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