L’incontro con Herta Müller al Salone del libro di Torino

Una sala azzurra nel terzo padiglione del Salone dl Libro di Torino gremita per la presenza della scrittrice Herta Müller, Nobel per la letteratura nel 2009. L’occasione è stata data dalla consegna del prestigioso Premio Mondello per l’Autore Straniero alla scrittrice. A rappresentare e consegnare il riconoscimento è stato proprio il direttore del premio Giovanni Puglisi, ricordando la storia e i precedenti vincitori del Premio stesso.
A condurre l’intervista lo scrittore Andrea Bajano, che inizia la discussione soffermandosi sulla questione della lingua. La Müller, infatti, è rumena di lingua tedesca e ricorda, innanzitutto, il suo rapporto con una lingua che ha sempre adorato per la sua liricità, per l’alta componente evocativa. E con la mente nei ricordi, ci parla anche dei territori della sua infanzia: ma la questione della lingua ha portato anche alla questione del potere che il regime esercitava sulle parole. “Quando ti interrogavano“, dice la Müller “non bisognava dire più del necessario, bisognava rispondere solo a quello che veniva chiesto“. Lingua e territorio allora sono legati dal silenzio, il silenzio dei campi rumeni della sua infanzia e il silenzio necessario per sopravvivere. Nel clima paranoico della dittatura di Ceaușescu, “Quando taci capisci meglio le cose che fanno gli altri“, afferma.
La voce di Herta Müller ha una naturale triste malinconia, quella di chi ha visto la propria vita, quella dei sui cari e di un Paese intero sottostare alla paura, “In Romania non funzionava la produzione dei beni, ma funzionava la produzione della Paura“.
L’incontro si chiude restando sul tema politico, ricordando come ancora oggi non si sia immune dai pericoli dei totalitarismi, anche nei paesi liberi, dove i populismi usano la stessa lingua dei dittatori. I temi trattati si trovano nel libro intervista La mia patria era un seme di mela, edito da Feltrinelli.
Giovanni Canadè