LEZIONE DI ITALIANO AL TEATRO ELFO PUCCINI CON “LA LINGUA LANGUE”
“Noi siamo fatti dello stesso inchiostro con cui sono scritte le pagine”
Dopo la fortunata anteprima dello scorso luglio, è approdato ufficialmente nella nuova stagione del Teatro Elfo Puccini di Milano il nuovo testo di Francesco Frongia, un monologo dal titolo “La Lingua Langue”, interpretato da Nicola Stravalaci. Già dal titolo e dalla locandina si evince che ogni spettatore tornerà per poco più di un’ora a rivestire i panni di alunno.
La scena è aperta e quando il pubblico entra trova un bidello dormiente alla cattedra, un dizionario gigante di lato, un monitor e una lavagna ai lati. Poi la campanella suona e il bidello si sveglia, lasciando il posto, con effetti speciali a preannunciarne i poteri linguistici, al fantomatico Professor Stravalcioni, impettito in divisa da fantino e pronto a fare lezione, ricalcando le orme e la severità della sua vecchia insegnante, la pluricitata implacabile professoressa Spanò. Luci accese, perché il pubblico è anche la classe e il primo passo è l’appello, ricordando che ci sono persone che si portano nomi ingenuamente o volutamente scelti dai genitori senza troppa riflessione, come “Costa Smeralda” o “Mori Remo”. La disciplina e lo studio sono necessari e non mancano né le “armi” per punire chi sbaglia, come il frustino o la matita gigante, né i premi in caramelle. Il professore, divertente, agile, frizzante, snocciola alcuni tra i più famigerati errori che si incontrano nella lingua italiana scritta e offre interrogativi appartenenti a ognuno di noi (“qual è il participio passato del verbo “splendere”? e quello del verbo “soccombere? o, più semplicemente, del verbo essere?”).
Ogni spettatore cerca di riportare alla memoria nozioni oramai appartenenti a un passato più o meno lontano (ma per alcuni è lo stato attuale) ed è sorprendente come la lingua italiana non finisca mai di portare alla luce vecchie regole, origini, usi, combinazioni. Ci sarebbe tantissimo da dire, ma nell’ora di spettacolo, che passa velocissima, sono toccati punti dolenti che presumibilmente vengono risanati, come l’uso dell’articolo, l’uso della virgola e l’immancabile consecutio temporum. Il monitor funge da aiutante al professore, portando esempi e talvolta sfuggendo al controllo, come se fosse un dispositivo di ultima generazione con tutti i pregi e i limiti. Non possono mancare gli esempi di come la lingua italiana sia spesso fin troppo contaminata da parole straniere o da parole che hanno subìto una italianizzazione poco efficace, sebbene intuitiva.
Il testo e la regia di Francesco Frongia risultano brillanti e coinvolgenti e portano a riscoprire l’amore per la lingua italiana, a ricordare quanto sia una ricchezza importante nella nostra cultura. Saperla parlare e scrivere è una prerogativa importante e a distanza di anni, per chi non è più studente, il fatto di analizzare le parole, i verbi, gli articoli in modo più profondo porta quasi a voler tornare a scuola, a patto che però ci sia il professor Stravalcioni, un bravissimo e spassoso Nicola Stravalaci, che improvvisa, si diverte e contagia con il suo modo di fare e il suo carisma. Uno spettacolo che ogni italiano dovrebbe vedere, in scena fino al 25 novembre.
Roberta Usardi
Foto di Laila Pozzo