“LE DONNE DI LAZAR’” DI MARINA STEPNOVA
“La passione per i vecchi libri, malgrado la guerra, non era sparita, come non era sparito l’amore per Marusja”.
È il 1900 quando il piccolo ebreo Lazar’ Iosifovič Lindt viene alla luce ed è il 1918 l’anno in cui, ormai orfano, di luce si inonda nuovamente: per la prima volta vede Marusja, l’unica donna che amerà per tutta la vita. Un amore vicino e ricambiato in modo inconsapevole ma, allo stesso tempo, tremendamente lontano e irraggiungibile, “Sì, Lazar’ Lindt aveva donne e concubine a iosa, quante neppure re Salomone, le donne lo turbavano, lui turbava le donne, ma amava soltanto Marusja. Le altre non erano che ricettacoli vuoti, scuri, rimbombanti, dove tentava di nascondersi perché amava Marusja senza essere riamato”.
È il momento in cui Mosca ritorna a essere capitale, il luogo dove si ricerca e si trova un clima sereno che durerà fino al 1929, momento in cui sarebbe cominciata una nuova e terribile epoca. Dieci anni in cui Lindt lavora e cresce, grazie ai suoi benefattori, coltivando la sua carriera accademica. Ma, nel 1941 la guerra li allontanerà tutti da Mosca fino a N-sk, per conoscere realtà ben diverse. Con il dopoguerra, la vita di Lindt cambierà, si evolverà e, sempre con Marusja nel cuore, conoscerà e avrà cura della giovane donna, dal profumo di Poison di Dior, che lo renderà padre e, tramite lei, coltiverà una sorta di filo invisibile, che ritroveremo molti anni dopo nella sua dolce nipote che, oltre al nome, osserverà il mondo anche con gli stessi occhi di Lindt, occhi che forse vedranno ancora Marusja in quel “gesto che faceva per raccogliere i capelli soffici dal collo, mentre farfugliando allegra, con le forcine tra i denti, lo rimproverava…”.
Con Marina Stepnova e il suo romanzo “Le donne di Lazar’” (Voland 2018, Collana Amazzoni, nella traduzione di Corrado Piazzetta, pp. 438, euro 20) intraprendiamo un’audace lettura che tocca narrazioni fittissime, a partire dal 1888 fino ad arrivare a sfiorare i nostri giorni, con rimandi fino al 2009. Una scrittura precisa e minuziosa fino all’eccesso quella della Stepnova, che ci accompagna in questo lungo viaggio di storie intrecciate, nelle pieghe intime di Mosca, nei suoi colori e negli odori – di cannella e panpepato, di mele e di pane – delle sue strade.
Marianna Zito