“La pedina di vetro. Biografia di Giulia, figlia dell’Imperatore Augusto” di Antonella Tavassi La Greca
Un periodo storico (700 a.c.) e un’ambientazione affascinante (antica Roma) caratterizzano l’opera prima di Antonella Tavassi La Greca, “La pedina di vetro” (Di Renzo Editore, pp. 263, euro 13,50) del 1998, una singolare biografia di Giulia, unica figlia naturale e figlia adorata dell’Imperatore Augusto e “pedina” (di vetro nel gioco dei Latruncoli) nella scacchiera del potere.
“Non tardai ad accorgermi di essere diventata una pedina di vetro trasparente nelle mani del dorso maculato di Augusto…”
Il romanzo è incentrato sulla vita e sulle prodezze dell’imperatore Ottaviano Augusto e sull’antagonismo delle sue due prime donne, che risultano le vere protagoniste del libro: Giulia e Livia (la “first lady” di Roma o Lady Macbeth come la definisce l’autrice) entrambe guerriere che combattono per i figli, per la loro indipendenza e per la libertà.
Livia, terza moglie di Augusto, appare sottomessa al marito, sembra pronta a sacrificare se stessa per il volere del sovrano ma, in realtà, lotta per raggiungere l’obiettivo che si è prefissata: vedere l’impero romano nelle mani del figlio Tiberio, a cui spiana la strada per la scalata al trono con tutti i mezzi a sua disposizione. Per Giulia, Livia rappresenta l’ispiratrice di ogni sua disgrazia, colei che influenza ogni mossa sulla scacchiera del potere.
Giulia – tramandata dalla storia antica come una donna dai facili costumi – è una pedina che, in apparenza, si fa manovrare; sì abile a impadronirsi della pedina del re e con libertà di movimento, ma fragile nella scacchiera della vita che, come il vetro, si frantuma e non accetta di essere manipolata: una pedina in balia degli eventi, costretta a confrontarsi con un padre troppo importante, costretta al matrimonio (il primo con Marcello – suo amato – il secondo con Agrippa – sua repulsione – il terzo con Tiberio – suo castigo) molto giovane e senza possibilità di scelta, costretta a difendersi dalle angherie di una matrigna che riesce ad annientarla, costretta a sopportare l’esilio perpetuo (in base alla “lex Julia de adulteriis”) che non le consente neanche di assistere ai funerali dei figli – Lucio e Gaio – e del padre (verso cui non provò mai rabbia), costretta a morire in solitudine e di stenti.
Tutta la narrazione dei fatti è accompagnata dall’autoanalisi della protagonista: le pagine sono intrise di amore e malinconia, gioia e seduzione, bellezza e finezza, cultura e fierezza fino ad arrivare a speranza e rassegnazione
“La rassegnazione è il più triste dei sentimenti, è come una posizione soporifera, che si beve lentamente, a sorsi piccoli e poi sempre più lunghi, che non uccidono come un veleno, ma addormentano l’anima.”
In tutto il suo percorso di vita, Giulia sarà sempre acclamata e supportata dal popolo romano, quella gente che è riuscita a cogliere in pieno tutte le sue qualità, quella gente che ha cercato di intercedere a suo favore verso Augusto per darle il perdono.
“La pedina di vetro” è un romanzo dalla storia intricata e feroce, in cui Antonella Tavassi La Greca riesce a lasciarci e a scolpire il ritratto di un personaggio storico, con le debolezze e la forza di una femminilità senza tempo, e a fare intravedere le personalità e la cultura dell’antica Roma in tutte le sue contraddizioni, una cultura basata sull’apparenza e su quel potere in grado addirittura di ostacolare il perdono nei confronti di una (amata) figlia. Il linguaggio è fedele allo spirito dell’epoca e riesce a rendere la storia attuale e moderna, come quella che molte donne riconoscono ancora oggi. Una lettura semplice in grado di riportare la nostra mente indietro nel tempo e farci vivere l’antica Roma.