LA PARANZA DEI BAMBINI – Gli angeli di sangue al Piccolo Eliseo
“Se eravamo di Posillipo ci facevano entrare”.
Si muovono, danzano, si arrampicano sul palcoscenico. Ora sono piume d’ali che si sollevano ora sono veloci come ratti per nascondersi. Ora sono bambini ingenui e un attimo dopo adulti intraprendenti che odorano di vendetta. Sono Antimo Casertano, Carlo Geltrude, Simone Fiorillo, Enrico Pacini, Mariano Coletti, Antonio Orefice, Riccardo Ciccarelli, Ivan Castiglione,Vincenzo Antonucci, Giampiero de Concilio, sono i ragazzi di Nuovo Teatro Sanità e quella che ci raccontano è la Paranza dei Bambini di Roberto Saviano con la regia di Mario Gelardi.
Sospesi su un filo a guardare quella linea che divide i loro sogni dalla malavita, dove il picciotto è la sentinella dell’omertà, ci raccontano – tra un selfie e un altro e con il loro linguaggio da brothers di strada – un pezzo di Napoli, del quartiere Forcella. Cantano We Got Guns perché senza le armi non possono vincere, si danno delle regole perché senza regole sarebbero solo una paranza di bambini e se vogliono crescere e comandare devono uccidere. Ci raccontano una storia che ci lascerà in bilico tra meraviglia, angoscia e dolore e a un certo punto saranno talmente vicini a noi che quando ci punteranno contro una pistola ci sembrerà tutto vero. Ed è tutto vero. ‘O Marajà – Riccardo Ciccarelli – non è altro che uno di mille Marajà e Dumbo – Antonio Orefice – altri mille Dumbo che ogni giorno rincorrono il loro destino scontrandosi con chi questi piccoli pesci della paranza vuole solo mangiarli. Don Vittorio – Ivan Castiglione nelle vesti anche di Capacabana e del padre – è la perla elegante del testo e incarna la parte migliore del peggio di un uomo.
È sconcertante l’impatto visivo sul palcoscenico di queste anime che ci raccontano tutt’altro che bellezza. Si muovono con forza risoluta su una scenografia mobile a ingranaggi che ci porta all’interno e all’esterno in scene sovrapposte a incastro perfetto, in un’atmosfera buia attraversata da fasci intensi di luce dove i pesci corrono per andare a finire su uno sfondo rosso di sangue.
Rimaniamo così immobili davanti a loro, affascinati dall’inizio alla fine. Applausi.
Al Piccolo Eliseo di Roma fino a domenica 17 dicembre.
Marianna Zito