La furia di Ariosto, la fuga di Angelica e la magia di Bradamante: le “Variazioni furiose” di Federica Fracassi – L’intervista
“Le donne, i cavallier, l’arme, gli amori,/ le cortesie, l’audaci imprese io canto…”
Un’opera pilastro della letteratura italiana, un incipit indimenticabile. Si tratta del famigerato poema cavalleresco “Orlando Furioso” di Ludovico Ariosto, diventato uno spettacolo teatrale e musicale, dal titolo “Variazioni furiose”, in scena il 17 e il 18 luglio presso la Corte d’Onore di Palazzo Sormani a Milano, luogo che per il secondo anno consecutivo ospita la programmazione estiva del Teatro Menotti. Sul palco Federica Fracassi e Alessia Spinelli, il violino di Daniele Richiedei e due ospiti d’eccezione: Woody Neri sabato 17 luglio e Francesco Martucci domenica 18 luglio. La regia è di Renzo Martinelli. Scopriamo qualcosa in più di questo spettacolo attraverso le parole di Federica Fracassi, che ha risposto alle nostre domande e curiosità.
Come è nato il progetto che ha dato vita a “Variazioni furiose”?
È nato a passi. Trovo che l’Orlando Furioso sia un’opera rock, adolescente, mi sono piaciute le immagini, i personaggi come Bradamante e alcuni eroi. Avevo fatto una lettura di questo testo a Milano e l’avevo tenuto da parte, poi Massimo Luconi mi ha detto che a Castelnuovo Garfagnana, un comune in cui l’Ariosto è stato funzionario per i duchi d’Este, c’era l’intenzione di creare un progetto di introduzione all’Orlando per i ragazzi, quindi, riprendendo quei materiali e sviluppandoli ho tirato una prima linea drammaturgica che aveva a che fare con Orlando. Ci furono diverse repliche all’aperto, con un violoncello che mi accompagnava, suonato da Lamberto Curtoni. Nella mia testa però avevo anche l’idea di seguire vari eroi e di farlo a episodi con attori e musicisti differenti, ma a livello di produzione sarebbe stato un progetto molto difficile.
Cosa è cambiato rispetto alla prima versione che hai portato in scena?
Si tratta di una lettura in versi animata, un progetto molto ambizioso e aperto e ora siamo a un buon punto, con tre attori in scena. Piercarlo Sacco, violinista, ha fatto le scelte musicali, ma in queste due serate verrà sostituito da Daniele Richiedei. Vorremmo mantenere un progetto elastico, che permette di collaborare con più persone, sentendo altre voci. Adesso lo spettacolo ha fatto un passo avanti: da quello che era un mio monologo, ora ho elaborato tre movimenti all’interno del testo: fuga, magia e follia. La fuga è quella di Angelica, con tutti i cavalieri che ruotano attorno a lei mentre fugge; la magia ha come eroina Bradamante alla ricerca di Ruggiero e il mago Atlante con i suoi castelli incantati, infine la pazzia di Orlando e la ricerca del senno sulla luna. Per questi movimenti ci ha aiutato Renzo Martinelli da un punto di vista registico, in quanto Massimo Luconi è rimasto in veste di consulente artistico che ha curato la prima parte del progetto e ha aiutato con il video. Si è individuata una linea che è anche una meditazione sull’essere umano e sulla sua inconsapevolezza e consapevolezza: all’inizio noi, che interpretiamo gli eroi, siamo dei burattini, dei cartonati, dei pupi, all’interno di un sistema barocco: a un certo punto diventiamo sempre più sintetici e arriviamo al nocciolo della questione, che è anche una comprensione della follia, di dove sia il senno dell’uomo, le rovine, ecc. attraversando il testo in versi. Per la drammaturgia ho dovuto fare una scelta e molti tagli e ho aggiunto delle introduzioni in prosa di Italo Calvino a ogni cavalcata, che danno un raccordo al pubblico rispetto al punto in cui siamo.
Da dove viene il titolo “Variazioni furiose”?
Sono partita dall’idea che la furia fosse un elemento fondamentale: da un lato la furia adolescente, la follia d’amore, ma anche la follia del potere, della guerra, umana, un concetto declinabile in tanti modi. È uno spettacolo in voce, ma abbiamo scelto di farci seguire per i costumi, grazie anche all’aiuto del Piccolo Teatro, da Gianluca Sbicca. Non abbiamo una vera e propria scenografia, ma almeno c’è un’evocazione dell’ambiente addosso a noi, quindi le gorgiere e le tute grigie con il cuore spezzato, che creano un piccolo immaginario che cerca di dare voce all’opera.
Le musiche sono originali?
Nella prima versione con il violoncello alcune musiche erano originali di Lamberto Curtoni e altre no; in questo caso Piercarlo ha compiuto una scelta musicale, anche di repertorio contemporaneo: c’è Bach, ma anche Steve Reich e Carlo Boccadoro e altre contaminazioni con il contemporaneo, come se il tempo potesse continuamente spaziare tra il passato e il presente.
Quindi non ci sono musiche rock?
No, non ci sono musiche veramente rock, ma ci sono momenti in cui c’e il violino elettrico. Mi piacerebbe in futuro, per lo sviluppo di altri episodi, inserire dimensioni psichedeliche con le musiche dei Pink Floyd.
Fuga, magia, follia: in quale delle tre parti ti ritrovi di più?
Da un punto di vista vocale nella parte della follia: per me è una sfida tenerla così come l’avevo costruita. Sono anche tanto affezionata alla fuga, perché ricordo che alle elementari avevo disegnato Ferraù a cui cade l’elmo nell’acqua… Non saprei scegliere, anche la magia è affascinante così come il personaggio di Bradamante.
Quanto dura lo spettacolo?
Un’ora e un quarto. La scelta è molto piccola, ma tanto ricca di versi. Ariosto è pieno di immagini molto nitide, metafore, similitudini.
Roberta Usardi
Fotografia di Lorenza Daverio