La follia di Enrico IV al Franco Parenti di Milano

Uno spettacolo davvero originale, divertente e attuale la versione del testo pirandelliano portato in scena da Carlo Cecchi al Teatro Franco Parenti di Milano fino a domenica 26 novembre.
La farsa nella farsa nella farsa, sembra una matrioska di maschere e volti che in realtà sono maschere che, forse, sotto nascondono volti. Svariati i momenti di gustosa ironia, spiazzante l’inizio dello spettacolo con l’abbassamento delle luci in sala e l’entrata degli attori quando ancora gli ultimi spettatori prendono posto. Ci si suggerisce, ci si traveste e quelli che nel testo di Pirandello erano dipinti diventano qui statue, rappresentazione di altre maschere, versione umanizzata e ancora più vicina alla sostanza del messaggio del testo, che arriva da subito e non ci abbandona fino all’ultima scena.
Questo Enrico IV è di oggi, i personaggi sono di oggi, sono attori diplomati in scuole d’arte drammatica. Angelica Ippolito, Gigio Morra, Roberto Trifirò, Dario Iubatti, Federico Brugnone, Remo Stella, Chiara Mancuso, Matteo Lai, Davide Giordano sono individui che sanno cos’è un happy hour. E che hanno più strati di se stessi.
Enrico IV, interpretato dall’applauditissimo Cecchi, finge di essere pazzo e quando smette di fingere diventa evidente che la pazzia e la realtà hanno un dna comune. I motivi della sua pazzia si rivelano dei semplici punti di vista, c’è chi la imputa a commozione cerebrale, ma lui preferisce chiamarla “vocazione teatrale” che poi, come da lui stesso asserito, non differisce di molto negli effetti che provoca.
La versione di Carlo Cecchi è arguta e pungente, con tanto di frate scrivano biografo, a tenere memoria di pezzi di vita, vera o falsa non si sa. Il pazzo “sradica la logica”, capovolge i punti fermi di una vita che, alla fine, è tutta improvvisazione. Si agisce, magari si ferisce, ma poi passa.
Un’ora e quaranta che vola e sorvola la “realtà a più facce” di ieri e di oggi. Un testo impegnativo che, nel suo adattamento divertente e contemporaneo, lascia un messaggio forte e chiaro riesce a darci la piacevole occasione di uscire dal teatro con un animo mite.
Roberta Usardi
Foto Archivio Teatro Franco Parenti