La depressione
Parliamo di depressione e dei disturbi dell’umore con la dott.ssa Barbara Bandinelli, Psicologa a Firenze.
La depressione è il disturbo dell’umore più noto ed è anche è il disturbo psichiatrico più diffuso al mondo e spesso ci si chiede come riconoscere la depressione e come poterne uscire.
La parola «depressione» viene ampiamente utilizzata nel gergo comune per indicare vari stati affettivi dai più lievi ai più gravi.
Si usa la parola depressione per descrivere un momento in cui ci si sente un po’ sotto tono e al contempo tale parola può essere utilizzata per descrivere uno stato permanente di sofferenza che arriva a paralizzare un individuo fino ad impedire letteralmente la possibilità di alzarsi da letto, vestirsi, vedere altre persone.
La suddivisione dei quadri sintomatologici dei disturbi dell’umore che propongo si riferisce alle categorie esposte nell’Asse S del PDM-2.
I primi due quadri di cui parla il PDM-2 si riferiscono a stati affettivi unicamente depressivi, senza che ci siano fluttuazioni o oscillazioni dell’umore verso il positivo anche se si possono alternare periodi in cui i vissuti depressivi si fanno sentire con maggiore o minore intensità.
Il terzo e quarto quadro diagnostico riguardano stati in cui si alternano periodi di umore depresso a periodi di intensa attività ed euforia.
Tra i disturbi dell’umore rientrano anche i Disturbi affettivi del puerperio .
Questi disturbi, pur avendo delle manifestazioni sintomatologiche simili ai disturbi dell’umore, richiedono un approfondimento a parte in quanto legati ad uno specifico evento della vita, la maternità.
L’umore è depresso in maniera per lo più costante, senza che ci siano grandi variazioni.
Un episodio depressivo maggiore è caratterizzato dalla presenza per almeno due settimane dei seguenti sintomi: abbassamento dell’umore, incapacità di provare piacere, incapacità di concentrarsi, perdita di energia, modificazioni dell’appetito, perdita d’interesse per attività che precedentemente erano ritenute piacevoli e coinvolgenti, diminuzione o assenza di desiderio sessuale, alterazioni del ritmo sonno-veglia, rallentamento psicomotorio, rallentamento del pensiero e dell’eloquio, vissuti di colpa, pensieri suicidari.
La depressione maggiore raramente può essere accompagnata da distorsioni dell’esame di realtà quali deliri e allucinazioni.
In questi casi si parla di depressione psicotica.
Nel valutare un ipotetico quadro depressivo bisogna escludere la presenza di determinate malattie che possono provocare dei sintomi sovrapponibili a quelli della depressione, così come l’utilizzo di alcuni farmaci, droghe o alcol.
In questi casi l’umore oscilla alternando stati depressivi a stati di funzionamento normale.
Inoltre, per escludere un esordio di depressione maggiore durante un periodo di lutto o separazione, bisogna valutare attentamente se il paziente colloca l’origine del proprio dolore esternamente a sé stesso o, al contrario, internamente .
Disturbo ciclotimico: si parla di disturbo ciclotimico quando si ha a che fare con delle persistenti fluttuazioni dell’umore evidenti ma non sufficientemente intense o durature da far pensare ad un disturbo bipolare.
In questo disturbo vie è una sensazione di instabilità del Sè dovuta a oscillazioni dell’umore inaspettate e vissute come fuori controllo.
Con episodio maniacale si intende un periodo di tempo in cui il paziente ha vissuto in uno stato d’umore elevato o molto irritabile, agitazione psicomotoria, difficoltà a dormire, scarsa capacità di concentrarsi, eloquio accelerato, svolgimento di attività potenzialmente pericolose o danneggianti .
Per poter fare una diagnosi di disturbo bipolare è necessario osservare l’evolversi degli eventi del tempo dal momento che talvolta l’episodio maniacale arriva successivamente ad un periodo di depressione maggiore.