La Cicala di Belgrado di Marina Lalovic
Belgrado, un chiodo fisso non solo per l’odore delle sue kafane, ma soprattutto per la sua unicità che sfugge a una scontata omologazione. E se poi è la tua città, allora ce l’hai dentro fin nel profondo e quando la lasci e ti metti gioco, sperimenti infiniti sentimenti ed emozioni, che con il tempo ti definiscono come persona dall’identità unica e complessa. È un po’ il destino di chi lascia la propria terra per inseguire un sogno. È impossibile definire Belgrado se non ci nasci poiché è a tratti indecifrabile anche se tremendamente vera. Delle sue narrazioni mediatiche possiamo riempire gli scaffali, ma non riusciremo mai a comprenderne l’animo che la contraddistingue. Ogni volta che pensiamo a questa città, vediamo tante Belgrado che, come in questo racconto, ci aiutano a scoprire un po’ noi stessi. Marina Lalovic, belgradese di Cubura, uno dei quartieri più veri della città, è assolutamente formidabile nel definirla: “Belgrado non è una città bella che costringe i visitatori a una perenne ansia da prestazione. È l’ultimo posto in Europa che ancora mantiene la propria autenticità senza sforzarsi di venderla e renderla attraente ai turisti”.
Canta veloce e a perdifiato “La Cicala di Belgrado” (BEE, 2021, pp. 184, euro 14). Se in questa città ci sei stato e ne hai calpestato le viscere, ti perdi con l’autrice alla ricerca delle sue radici più profonde, con estrema lucidità ma anche con tanta malinconia. Quelle stesse radici che non sradicherai mai in quanto parte di te, anche in un mondo nuovo o in un Paese completamente diverso dal tuo. Razionalità e affetto procedono all’unisono e abbattono i punti di riferimento semplicemente per guardare avanti, senza paura del tempo e con la consapevolezza che per alcuni di noi, luogo e persona, sono il preludio alla vita. Una vita divisa a metà oltre le due sponde dell’Adriatico, quel mare che delinea i confini tra Balcani ed Occidente. Il mare che è lontano da Belgrado, laddove i fiumi, la Sava e il Danubio, confluiscono l’una nell’altro esattamente come questo tipo di scrittura che permette di dare libero sfogo ai propri stati d’animo personali, esprimendo sentimenti ed emozioni come fiumi che scorrono e a cui non ci si può sottrarre.
Oggi è il tempo che corre veloce a ridefinire questa grande città, capitale di una grande nazione ieri (la Jugoslavia) ma di un piccolo Paese oggi (la Serbia). Nessun fraintendimento, nessun rimpianto, una visione lucida del passato e del presente, in cui il cambiamento rappresenta la cornice del nostro quadro di apertura al mondo. Un dipinto che, se accompagnato da una visione globale, diventa ragione di esistere, impone alle menti più contorte di sperare nel cambiamento, ti mostra quante varie siano le possibilità che hai davanti, smette di farti essere immobile nella tua staticità. Questo tipo di scrittura fa accumulare bellezza nell’anima, soffia luce nelle tenebre di menti arrugginite e vigliacche, propone emozioni inedite a cuori inariditi. Marina Lalovic ha definito ciò che per anni non ero riuscito a delineare con accortezza “Questa nostra casa è ibrida come lo è diventata la nostra identità col tempo…”.
Salvatore Di Noia