“IL MARE IN TASCA” DI CÉSAR BRIE A CAMPO TEATRALE A MILANO
Il regista, attore e drammaturgo argentino César Brie è di casa a Campo Teatrale a Milano e tra i più attesi appuntamenti della stagione quest’anno troviamo il monologo “Il mare in tasca”, in scena dal 29 gennaio al 3 febbraio.
Il testo, scritto, diretto e interpretato da César Brie, racconta un episodio apparentemente surreale: la scena è aperta e un uomo è sdraiato nel suo letto, parla nel sonno, sta sognando un episodio biblico: SimonPietro che rinnega Gesù, facendo avverare il presagio che quest’ultimo gli aveva anticipato. Si tratta solo di un incubo per fortuna, ma qualcosa è cambiato e l’uomo lo realizza subito appena si sveglia e si alza: ha indosso la tonaca di un prete. Ma l’uomo è un attore e non crede neanche in Dio (“Dio per vendicarsi farà resuscitare Frankenstein e Lenin!”), eppure sente forte e chiara una voce, che pensa sia quella della sua coscienza, ma che si rivela essere invece quella divina a cui non ha mai creduto, con cui instaura un dialogo paradossale, ironico e divertente.
L’uomo attore è quindi diventato un prete, con tanto di un piccolo seguito di fedeli fantocci, che sono anche gli spettatori del spettacolo in cui recita: “Ognuno di noi porta sulle spalle uno spettatore”. Nel monologo riemergono ricordi di infanzia, i viaggi (“il viaggio è un omaggio alla memoria”), e non da ultimo il mare, con cui l’uomo si fonde. Ma qual è il tema dello spettacolo? Lo stesso protagonista pone questa domanda a se stesso, al pubblico e alla voce che ha iniziato a sentire. La risposta è: l’amore, a partire dai ricordi. Ognuno accumula nella vita milioni e milioni di ricordi, che costituiscono il proprio bagaglio unico e personale, la propria croce (e la propria delizia) e ne creano l’identità.
César Brie, in una scena piena di oggetti, porta gli spettatori a percorrere una strada impervia, apparentemente confusa, ma costellata di azioni e sensazioni che sanno di vita, di famiglia, di passioni, con uno scopo ben preciso. L’uomo attore è pieno di verità, si modella secondo il suo esserci nel momento presente, di sapersi adattare ad ogni ostacolo. L’attore è essere umano, l’attore è in ognuno di noi.
“La morte a teatro è l’attore che esce di scena.”
Quale altra metafora può esistere per indicare che il teatro è una forma di vita da amare in ogni sua sfaccettatura? César Brie, riportando in scena questo spettacolo, ha permesso di ricordarlo a chi già lo sapeva e a imprimerlo a chi non lo immaginava.
Roberta Usardi