Intervista al cantautore Andrea Annecchini: l’esigenza di esprimersi dal primo album “Apri gli occhi” al nuovo singolo “Tatuaggi”
Dal 2 luglio è disponibile “Tatuaggi”, il nuovo singolo di Andrea Annecchini, scritto dallo stesso artista con il Maestro Giancarlo Prandelli. La canzone esorta a non giudicare dalle apparenze, anche un tatuaggio, per quanto rappresenti qualcosa della persona che lo porta sulla pelle, non deve creare pregiudizi in chi lo vede. Il videoclip è diretto da Carlo Neviani ed è girato in uno studio di tatuaggi, il Pride & Glory Tattoo. Per saperne di più abbiamo fatto qualche domanda ad Andrea Annecchini.
“Tatuaggi” è il tuo nuovo singolo, che esorta a non giudicare gli altri dalle apparenze. Quanto il pregiudizio incide sui rapporti umani?
Il pregiudizio non incide, il pregiudizio devasta i rapporti umani. È il sentimento più vicino alla incompletezza dell’essere: più non accetto la mia persona, più sono spinto a giudicare l’esterno di me, cercare fuori una consolazione, se così possiamo chiamare, di trovare i difetti nel nostro prossimo. Il pregiudizio è in sintesi il frutto di una incompleta conoscenza di noi e di conseguenza deleterio per l’evoluzione, per l’anima.
Quando hai scritto “Tatuaggi”? Si basa su una tua esperienza diretta?
Tutte le mie canzoni si basano su esperienze che io vivo nel quotidiano, o che ho vissuto in prima persona, ma in questo caso è conseguenza non proprio mia, ma di persone a me vicine, a me care, vittime di questo insensato e deleterio sentimento.
Hai dei tatuaggi?
Non ho mai pensato di fare dei tatuaggi, potrebbe essere una idea ma sento nel mio cuore che non è ancora il tempo per questo, il tatuaggio è espressione artistica, ma se fatto per modificare, per nascondere una debolezza diventa deleterio. Ora sento di non averne particolare esigenza, chissà più avanti.
“Tatuaggi” non fa parte di “Apri gli occhi”, il tuo album uscito nel 2020, stai lavorando a un nuovo disco?
Sì, questo brano è la prima parola di un discorso più lungo, ho tante canzoni nel cassetto che vorrei prendessero luce in un progetto più grande, questo è il primo seme. Vedremo nei suoi frutti e nel tempo se proseguire darà risultati sperati. In ogni caso continuerò a scrivere poiché è una necessità non piccola per me. L’album “APRI GLI OCCHI” è stato l’apripista che mi ha permesso di esprimere concetti in musica, di entrare in questo meraviglioso mondo, sono sicuro che porterà cambiamenti nel mio futuro, sono contento e fiducioso.
“Apri gli occhi” è il tuo primo disco per GNE Records, uscito a marzo 2020, i brani che lo compongono quanto risentono della forte amicizia che ti ha legato a Luis Cirulli?
Il primo album è interamente frutto di questo cambiamento sostanziale nella mia vita. I brani presenti al suo interno risentono in gran parte di questi ricordi. Dopo la prematura scomparsa del mio mentore e amico l’esigenza di esprimermi è stata grandissima. Il tempo di aprire gli occhi era arrivato, poi diventato realtà nella sua realizzazione.
Nel 2021 hai pubblicato non solo questo nuovo singolo, ma anche un’autobiografia, che percorso è stato per te?
La mia vita racchiusa in un libro, il mio cambiare raccontato vuole essere un ponte tra chi ascolta e chi vuole ritrovare se stesso. È importantissimo per me portare alla luce la trasformazione che un’anima può avere in questa breve vita. Tutto è magia se solo abbiamo il coraggio di conoscerci di più.
Quali artisti hanno costellato i tuoi ascolti durante gli anni?
Penso che per un cantautore la ricerca musicale e lo studio dei vari artisti che si sono susseguiti in diversi periodi storici, zone del mondo e contesti, sia obbligatorio. Sono dell’avviso che una buona cultura di base sia fondamentale, con essa riusciamo a rapportarci in maniera sensata e logica al potere spirituale e miracoloso che la musica regala. Con il grande Bob Marley ho compreso che la musica può essere utilizzata in maniera indolore, come un’arma, un mezzo di informazione e ribellione (ricordiamo le sue lotte politiche di quel tempo); ho appreso dalla musica Reggae l’arte del basso elettrico, che in altri generi musicali è meno invasivo e pregnante; ho amato ancora di più quel meraviglioso strumento. Grazie al funky di Prince ho conosciuto la versatilità di un idea, lui incanalava la vera sperimentazione in tutto ciò che faceva. Quindi ho imparato da lui, per intenderci, che in un brodo sensoriale e primordiale può nascere una metrica precisa e calzante. Con vari artisti Blues, di cui cito solo qualche esempio, come Stevie Ray Vaughan, John Mayall, Gary Moore, Eric Clapton etc. ho compreso la grande potenza dell’improvvisazione, quanto sia importante lasciarsi guidare dal semplice istinto interiore, da lì che le più grandi perle sono state realizzate, basti pensare ai Pink Floyd che adoro.
Ecco diciamo che potrei rispondere a questa domanda con un libro di 1000 pagine e neanche lì troverei la fine, ma ribadisco il concetto che tutto ha una sua utilità nella musica e invito chi vuole percorrere questo meraviglioso mondo, ad ascoltare veramente di tutto.
Quali sono i tuoi prossimi progetti, farai dei concerti durante l’estate?
Ripartirò con delle esibizioni Live, ma la data più importante per ora sarà esibirmi davanti alla ambasciata Cubana a metà Luglio a Roma, in quel giorno si esibiranno anche Riccardo Cocciante e Fiorella Mannoia, due degli artisti a me più graditi, hanno fatto la storia della musica italiana, forti di una spinta che arricchisce il valore sociale che la musica deve apportare al mondo.
Roberta Usardi
Fotografia di Mario Ugozzoli
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