“Il colore del silenzio”, uno splendido labirinto verso il futuro
“Il colore del silenzio” (Elliot Edizioni, pp. 470, euro 19.50) è il romanzo uscito in Spagna, già nel 2017, di Elia Barceló, considerata una delle scrittrici più versatili e interessanti del panorama spagnolo.
“…la sorpresa e lo sbalordimento che ci causa tutto ciò che è nuovo, ciò che era sempre stato davanti ai nostri occhi e non eravamo stati capaci di vedere a suo tempo.”
Helena Guerrero è una donna libera e indipendente. Una libertà, la sua, che lei stessa definisce condizionale talvolta, ma pur sempre libertà. È un’artista affermata internazionalmente. Da molti anni vive in Australia dopo aver lasciato la Spagna, oltre al marito e a un figlio che vedrà solo sporadicamente.
È consapevole che per le sue scelte “tutti l’avevano dipinta come egoista, pazza, puttana, cattiva madre…ma non le importava. Da quello era nato il suo essere pittrice.”
Tuttavia, Helena non se ne va solo per seguire la sua vocazione, ma anche per sottrarsi a un quadro familiare che diventa molto triste e pesante dopo la scomparsa della sorella Alicia, brutalmente uccisa nel 1969, mentre a casa si festeggia lo sbarco sulla luna.
I quadri di Helena si caratterizzano per un’ombra sempre presente. La stessa ombra che si porta dentro per tutte le domande senza risposta.
Per Helena è ormai arrivato il tempo di sciogliere i nodi, e il punto di partenza sarà una costellazione familiare, dietro consiglio e insistenza di Carlos, suo compagno. Tornare in Spagna per il matrimonio della nipote e alcune scatole lasciatele dalla madre ormai morta faranno il resto, facendola addentrare in un labirinto apparentemente senza uscita.
“Maledetti i ricordi! Maledetti i segreti sepolti, le bugie familiari, le domande senza risposta (…) Il futuro sempre sul punto di cominciare, sempre pronto ad arrivare e a esplodere in faccia a tutti.”
Quello di Barceló è un romanzo ipnotico, un’indagine sulla storia europea e spagnola, sulla guerra civile che divise un Paese. Ma quello che più affascina e ci fa abbandonare con fatica la lettura è l’intreccio familiare, la costruzione sapiente dei personaggi, dei luoghi.
Grazie alle scatole che Helena riceve in eredità, siamo trasportati in un piacevole andirivieni tra passato e presente, tra Spagna e Marocco, tra ricordi e pensieri presenti che a poco a poco mutano, trasformando anche i rapporti personali.
“Ogni essere umano è uno spirito enorme chiuso in un corpo molto piccolo che invecchia in fretta, in un cerchio familiare ridicolo, in un piccolo circolo di amicizie…e nessuno sa niente di nessuno. Nessuno. Sa. Niente. Di. Nessuno. Mi capisci? Non lo sa e non lo vuole sapere. Perché sapere fa male. Fa male e ti fa cadere addosso i castelli che ti eri costruito amando qualcuno. Più cose sai di qualcuno, meno puoi idealizzarlo. Per questo uno decide che è meglio non sapere. Tutti sconosciuti. Chiusi in noi stessi. Eterni solitari. Che gridano disperatamente, ognuno con i propri poveri mezzi, per raggiungere gli altri, per fare in modo che ci capiscano, che ci amino.”
Si pensa di essere gli unici ad avere segreti, a esser capaci di doppiezze. Barceló sonda l’animo umano e ci ricorda che non solo non è così, ma abbiamo tutti una vita interiore segreta, mille e più sfaccettature che non sempre emergono per/con tutti. Tutti uguali o comunque davvero molto simili, incastrati negli stessi meccanismi.
Laura Franchi