IL CIELO DI SCAMPIA AL TEATRO FRANCO PARENTI DI MILANO
“Quando sei qui con me questa stanza non ha più pareti, ma alberi…” ma, nel testo di Emanuele Valenti e Armando Pirozzi, il cielo in una stanza porta via l’immaginario poetico, cantato da Gino Paoli, per renderlo realistico col guano dei colombi che ravvivano un palazzo oramai in rovina nella città di Napoli da cui, alzando gli occhi verso il soffitto crollato, è possibile scrutare un pezzo di cielo.
La storia parte con l’antefatto che muove poi la scena quasi quarant’anni dopo e che vede una coppia acquistare un palazzo in un quartiere dove ogni via ha il nome di un film famoso. L’acquisto è possibile grazie all’assicurazione che il marito ha ricevuto dopo aver perso la mano destra in un incidente di lavoro in Svizzera. Da lì parte tutto, da quella mano, da quel momento, che a distanza di tempo, nel 1996, vede arrivare un avvocato a mettere gli inquilini davanti a una scelta: affidarsi alla giustizia e acconsentire al restauro oppure rischiare di vedersi crollare la propria casa addosso.
In una fessura scenografica fatta di scale, panni e vecchi mobili, la moglie del proprietario, oramai defunto, è l’unico personaggio a fare da collante tra passato e presente, l’ago della bilancia e anche l’unica ad accanirsi contro quei colombi che con i loro bisogni vanno a smuovere una vita quanto mai immobile, in un palazzo oramai fatiscente i cui inquilini non sanno decidere se sia il caso di fidarsi o meno della giustizia, nel timore di perdere il loro tetto e le loro pareti immaginarie.
Tanti i temi rappresentati in questa tragicommedia, in primis proprio la giustizia, o presunta tale e la sempre viva paura dei cambiamenti. Come prendere una decisione? E via libera quindi a battibecchi, momenti di riflessione, sedute spiritiche e paranormale. La compagnia di Scampia Punta Corsara è come sempre agile e brillante, regala momenti divertenti in quest’opera un po’ difficile forse nella trama, che si snoda tra passato e futuro, con bellissimi momenti musicali, come la meravigliosa voce di Mina e corali nella seconda parte, con un finale diverso che quasi resta “in mano” a chi lo sta guardando.
Al Teatro Franco Parenti di Milano fino a domenica 3 dicembre.
Roberta Usardi