Il “Calcinculo” di Babilonia al Teatro Nuovo di Verona
“Nulla è più anarchico del potere, il potere fa praticamente ciò che vuole.” Pier Paolo Pasolini
La formazione Enrico Castellani e Valeria Raimondi, già vincitori del Leone d’argento alla Biennale di Venezia 2016 e di altri numerosi premi e nomination, in arte Babilonia Teatri, ha portato in scena al Teatro Nuovo di Verona, in data 11 novembre, un “Calcinculo” irriverente e potente, con la direzione di scena di Luca Scotton e le musiche di Lorenzo Scuda.
È quel tipo di spettacolo che sarebbe raccomandabile andare a vedere perchè cercare di raccontarlo non rende fino in fondo, tale è il concentrato di parole: urlate, sussurate, cantate. Ogni parola ha realmente un senso preciso, diretto, incisivo. Sono stilettate, bombe a mano, girandole di fuoco per accendere la consapevolezza del pubblico. I testi cercano di raccontare la contemporaneità pubblica e privata, il desiderio di una libertà che è diventata stitica e asfissiante, i desideri sono costruzioni e le paure del nulla sono reali. Enrico e Valeria sono paladini sinceri, osservatori acuti e messaggeri senza committenza. Le bandiere della Serenissima, scenografia scarna del comizio, sono simboli attuali di un retaggio politico che ha l’ombra dei comizi dittatoriali, che ha l’unico scopo di aizzare le masse contro nemici inesistenti. Il controllo della società si ha iniettandole il senso della paura, dandole promesse di piccole cose insignificanti. L’ironia è magistrale e tratta i tanti temi che la gente comune vive quotidianamente, dalle richieste di part time per vite sane ai bonus economici, forse servirebbe “un tagliando agli ideali, ma senza manutenzione non c’è rivoluzione”. La democrazia di pensiero e di azione pare essere seriamente minacciata ma serve una sfilata di cani, reali e pelosi, per togliere il diritto di voto alla giuria e decretare il vincitore con il giudizio di un presentatore che pensa per tutti.
C’è quasi un senso di cinismo crudele per raccontare quello che siamo diventati, ma c’è la voglia di dare calcinculo a tutto il sistema, alla politica rozza, al qualunquismo, ai retaggi culturali, ai sogni che non si hanno, ai sogni che si credono sogni. Il senso di appartenenza globale non esiste e i Babilonia Teatri lo urlano in uno stile punk, con un senso di ribellione urlata che ha il desiderio potente di essere causa di un risveglio. Il finale a sorpresa infiamma e stupisce il pubblico che pare aver compreso il messaggio, tra un senso di malinconia e il miraggio di una nuova era.
Silvia Paganini
Foto di Francesca Marra