I Tundra preparano l’arrivo del primo disco con “Perla strada” – L’intervista
Una band è prima di tutto un incontro. Nello specifico, nel 2017 a Pisa si sono incontrati Matteo Carli, chitarrista, e Daniele Piai, cantante. Da lì è nato il progetto Tundra, che ha visto unirsi Lorenzo Artigiani alla batteria, Lorenzo Mariotti alla chitarra e Federico Vannelli al basso. Questa formazione ha esordito dal vivo nel 2019 con un primo EP con quattro brani inediti e ora torna con il singolo “Perla strada”, che anticipa l’uscita del primo disco in primavera. Abbiamo fatto qualche domanda alla band per saperne di più.
Innanzitutto, come avete deciso di chiamarvi Tundra?
Daniele Piai, cantante: La precisazione si rende necessaria visto che la storia del nome è molto personale. Volevo chiamare Tundra il cane che non mi sono mai comprato. Poi ho trovato una band…!
“Perla strada” è il vostro singolo d’esordio, perché nel titolo “per” e “la” sono uniti?
“Perla Strada” ha nelle liriche alcune situazioni che si prestano a giochi di parole, tutti quanti appartenenti allo stesso campo semantico. “Per la” è diventato “Perla”, “davanti” ė diventato “diamanti”, gli occhi lucenti dei gechi sono diventati “gioielli” (sì, forse quest’ultima era un po’ forzata come soluzione). Tutto poi ricompare “normalizzato” nella seconda strofa.
La copertina di “Perla strada” mostra il disegno, su sfondo rosso, del muso di un cerbiatto, da dove viene questa idea grafica?
L’idea del cerbiatto viene dall’esigenza di raffigurare la preda per eccellenza nel momento di tensione in cui si rende conto di essere in balia di un predatore non meglio identificato. È stata disegnata dal nostro bassista Federico Vannelli che, come se non bastasse, sta disegnando e animando il video del pezzo.
Girerete un videoclip della canzone?
Lo vedrete a breve.
“Perla strada” è un viaggio onirico nato per le strade di Pisa di notte, cosa rimane al risveglio di questo sogno?
Di quella bella passeggiata rimane una notte in bianco in un letto quasi completamente zuppo di pioggia, dato che avevo lasciato le finestre aperte durante un imprevedibile temporale. In tutto questo non avevo neanche un ombrello con me quando ero fuori.
Avete pubblicato un EP di quattro brani nel 2019, è stato il vostro “rodaggio” per continuare il vostro percorso musicale? Come avete deciso di buttarvi subito sulla composizione?
L’ EP è stato fondamentale più per il sottotesto che per il contenuto. Volevamo in ogni modo fare un urlo sguaiato per far voltare quante più persone possibili e tenere le loro orecchie dritte per il lavoro vero e proprio.
Potete anticiparci qualcosa sul vostro disco in uscita in primavera?
Il titolo che racchiuderà questi 10 pezzi sarà “Nuvole Rosa, Ragni e Guai”. Un elenco di parole abbastanza evocativo per noi, ma soprattutto per me, dato che è pressappoco il titolo del mio primissimo testo che scrissi una decina di anni fa, in inglese.
Farete uscire un altro singolo prima del disco?
Il prossimo singolo precederà l’album e arriverà in febbraio, in punta di piedi questa volta.
Tra il vostro EP E il vostro prossimo album in uscita state riscontrando delle evoluzioni sonore o nei testi?
Chiedi ad uno qualunque di noi cinque dell’EP e questo ti risponderà senza dubbio che nel tempo ha disconosciuto almeno la metà dell’EP stesso. Tra il comporre e il suonare passa del tempo. Tra il suonare e il battesimo nel pezzo live passano settimane. Tra i preparativi e la registrazione vera e propria del lavoro complessivo trascorrono i mesi, molti se va bene. Va da sé che è sempre strano guardarsi indietro su questo genere di cose. Per adesso siamo ancora molto appagati da questo primo album.
Cosa ne pensate dell’uso dell’elettronica nel rock?
Credo fosse un’ intenzione nemmeno troppo velata quella di concludere questi due primi lavori (considerando anche l’EP) contando unicamente su una forte componente chitarristica. Questo perché forse se ne sente un po’ la mancanza nel panorama, o forse perché semplicemente ci piacciono le chitarre. Ci stiamo già attrezzando per l’introduzione di nuovi strumenti da usare per i pezzi di un eventuale secondo lavoro, quindi direi no, niente pregiudizi nei confronti di sonorità più elettroniche o sintetiche che dir si voglia. La verità è che ci capisco poco.
Roberta Usardi
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