Emma: il fumetto che ci insegna a non chiedere!
Emma, fumettista e ingegnere informatico francese, direttamente scaturito dal suo blog, ci regala “Bastava chiedere! 10 storie di femminismo quotidiano” (Editori Laterza, 186 pagine, 18,00 Euro).
Alzi la mano chi non si è ritrovata almeno una volta (solo una? Fortunata!!!) a gestire cena, gatto, marito, figlio, pranzo del giorno dopo, mentre il compagno/marito amabilmente chiacchiera sul divano. Alzi la mano chi al rientro dalla maternità non è stata fatta sentire come se fosse rientrata da una vacanza. Alzi la mano chi non si è sentita a disagio per uno sguardo di troppo, nel modo sbagliato, nella direzione sbagliata. Alzi la mano chi non si è sentito fare domande su quanti figli/perché no-figli/ quando il prossimo figlio. E soprattutto alzi la mano chi, reagendo a una o più di queste situazioni, si è sentita dire “Si ma datti una calmata!”. Pure. Emma, con la giocosità e scorrevolezza che sanno essere proprie del fumetto, ci mette di fronte a situazioni molti comuni, per alcune quotidiane, contestualizzandole in modo preciso, affiancandole a dati precisi che non lasciano dubbi: non siamo noi a doverci calmare, sono certe situazioni/condizioni a dover cambiare. Emma ci spiega una lezione importante. Tra i reggiseni bruciati nel ’68 e le tette all’aria di FEMEN, c’è in mezzo un altro tipo di femminismo, fatto di lentezza, di piccole rivoluzioni quotidiane, fatto di confronto e di dialogo. Con l’altro sesso, certo, ma anche con lo stesso sesso. Troppo spesso, siamo noi donne in primis a non prendere piena coscienza, anche perché in certi casi è doloroso, di atti discriminatori più o meno grandi, a causa di profonde radicazioni culturali che vengono da lontano, da una società che in fondo in fondo non ha mai smesso di esser davvero patriarcale e che, per quanti passi in avanti si siano fatti, lascia la donna sempre un passo indietro: lo stipendio più basso; no-stipendio se sei casalinga; più ore di congedo; più fatica per scalare certe posizioni lavorative. Come se tutto fosse dato per scontato, proprio perché le radici sono difficili da estirpare e tocca lavorare lentamente ma senza sosta, parola dopo parola. Femminismo è, banalmente, anche “solo” percepire il proprio disagio e dichiararlo a sé stesse e a chi quel disagio lo ha provocato, senza ignorarlo.
Michela Murgia ha definito questo fumetto come “un’opportunità preziosa”. Ed è vero. Soprattutto, l’opportunità di fare in modo che non si debbano più chiedere certe cose. Perché è proprio in quel “bastava chiedere” che sta il senso più profondo di una lotta impari.
Laura Franchi