DELITTO E CASTIGO di Konstantin Bogomolov al Teatro Arena del Sole di Bologna
Il regista Konstantin Bogomolov con uno stile irriverente e provocatorio porta in scena Delitto e Castigo, testo di Fëdor Dostoevskij, arrivando così al suo terzo lavoro di adattamento teatrale di Dostoevskij dopo I fratelli Karamazov e L’idiota. Al Teatro Arena del Sole di Bologna dal 24 al 28 Maggio.
Bogomolov ai allontana dalle influenze formali di ambientazione russa e quindi da tutto ciò che storicamente, politicamente e religiosamente tale adesione comporterebbe; egli riadatta il testo dell’autore russo non riscrivendolo bensì tagliandolo, ricomponendolo e attualizzando la vicenda. Nel suo lavoro di riadattamento il regista stravolge ampie sezioni con insinuazioni e insistenze, mettendo sullo stesso piano ogni fonte, le parole di Dostoevskij e le più varie interferenze dalla Nutella ai rapporti sessuali, alla négritude. Certo l’apologia della fellatio o un Deus ex machina suscita un po’ di perplessità.
Bogomolov nel suo sforzo di attualizzare l’opera cerca di far interagire il testo e la sua epoca con la scena e la nostra epoca ed è così che tutti i personaggi sono legati in qualche modo alla contemporaneità e ai suoi temi più scottanti quali l’omicidio, la pedofilia, il consumismo, l’omosessualità, gli abusi di potere, l’immigrazione, la malattia terminale, la conversione religiosa. Infatti qui, il protagonista, Raskol’nikov (Leonardo Lidi) è un immigrato africano privo di qualsiasi ideologia che si rende colpevole di un omicidio uccidendo una donna bianca e sua figlia. Il cast è tutto italiano: Paolo Musio il pubblico ministero Porfirij Petrovič, Anna Amadori (Pulheria Raskolnikova), Margherita Laterza (Dunya Raskolnikova), Marco Cacciola (Nikolka), Diana Höbel (Alena Ivanovna e Sonya Marmeladova), Renata Palminiello (Svidrigailov), Enzo Vetrano (Lizaveta, Marmeladov). I costumi sono stati creati da Larisa Lomakina mentre le luci sono curate dall’italiano Tommaso Checcucci.
Lo spettatore assiste ad una serie di monologhi ai quali si appongono azioni e contesti scenici stranianti che hanno luogo in un interno borghese: un divano, due poltrone, un mobile con un vaso di fiori e alcuni televisori collegati ad una telecamera. A tutto ciò vi è da aggiungere un crocifisso asessuato che cala dal graticcio, qualche fellatio e orgasmi da film porno come sottofondo sonoro. Ne consegue che Delitto e Castigo si costruisce come una sequenza di monologhi in cui la vicenda finisce per non essere rintracciabile se non per sommi capi.
Uno spettacolo dunque che lascia perplessi per via delle provocazioni fini a se stesse e con un senso di frustrazione e di inadeguatezza per non essere riusciti ad entrare in sintonia con quanto accadeva sul palcoscenico, forse ci si aspettava troppo da questo spettacolo?! Forse è stato un limite da spettatore oppure un limite intrinseco della messinscena?
Marianna Tota
Foto di Lidi Laterza