Convince al Festival The Beggar’s Opera, primo musical della storia
Al quarto grido in sala, a pochi minuti dall’inizio dello spettacolo, gli spettatori comprendono subito che The Beggar’s Opera non può certo intendersi come un’opera classica. Il pubblico del Teatro Gian Carlo Menotti probabilmente non è abituato a tale linguaggio trasgressivo e proprio per questo però, lo spettacolo è riuscito a catalizzare maggiormente l’ attenzione.
In effetti, più che un’opera Robert Carsen mette in scena un musical composto da una sessantina di ballate e melodie, successi dell’epoca, alcuni dei quali scritti da famosi compositori come Purcell e Handel. Il regista riadatta magistralmente il testo satirico di John Gay del 1728 e costruisce uno spettacolo che tratta l’ avidità capitalista e la disuguaglianza sociale, con un linguaggio schietto e diretto che non le manda certo a dire a nessuno. In questa storia di politici, funzionari, ladri, prostitute, protettori e mentecatti sono tutti irrimediabilmente corrotti e conniventi e affrontano la giornata seguendo il motto “ Io che ci guadagno?”. Questo arrivismo spietato si coglie dalla frase che pronuncia un funzionario: “I leoni, i lupi e gli avvoltoi non vivono insieme in orde o greggi. Di tutti gli animali da preda, soltanto l’uomo è socievole. Ognuno di noi caccia il suo vicino, eppure viviamo insieme.”
Presenti sulla scena i musicisti dell’ensemble Les Arts Florissant che imprimono il proprio stile, proprio come accade nella interpretazione jazzistica dei brani musicali. Interessante la scenografia composta interamente da scatoloni che, spesso spostati a braccia dagli attori stessi, ricreano i vari ambienti in cui si svolge la storia. L’ energia è contagiosa e lo scroscio di applausi finali più che meritato.
Michela Bruschini
Foto di Maria Laura Antonelli