“Biliardo sott’acqua” di Carol Bensimon
Esistono morti così improvvise e inaspettate da lasciarci paralizzati. È così che, pensando al momento in cui una persona se ne è andata, ricordiamo perfettamente dove eravamo, cosa stavamo facendo, con chi eravamo. Come se, da quel momento, anche noi avessimo smesso, per un attimo, di respirare. Si tratta di pochi istanti, poi si torna a respirare e a ricordare, magari attorno a un biliardo, in riva al lago, come fanno Camilo, Bernardo, Helena, il Polacco, Santiago, Lucas e Gustavo. Questo è lo scenario che ci offre Carol Bensimon, giovane e promettente scrittrice brasiliana, con il suo “Biliardo sott’acqua” (Tunué, Collana Romanzi 2019, pp.137, euro 14), tradotto in italiano da Daniele Petruccioli.
Il libro, suddiviso in brevi capitoli, è permeato dalla figura di Antồnia, giovane, bella e brillante, forse troppo a confronto con quello che la circondava – di sicuro rispetto alla sua famiglia – che una notte finisce fuori strada schiantandosi contro un palo della luce. Non ci sono spiegazioni per questo evento, al massimo supposizioni. Quello che lascia Antồnia, tra quanti la conoscevano, è la “terribile sensazione di non poter più andare avanti, di non poter più andare indietro, solo aspettare che passi e si porti via anche lo sconforto”.
Il romanzo, per la sua struttura o per la scelta lessicale della Bensimon, benché sia stato definito corale, scorre in una lettura veloce e piacevole che distoglie – forse volutamente – dalle emozioni attese, quelle che di solito scaturiscono da un tema così profondamente doloroso, come una perdita.
Sara Pizzale