“Ballata malinconica di una vita perfetta”, il primo romanzo di Emily Itami

“La storia d’amore giapponese per eccellenza, quelle delle stelle Vega e Altair, agli angoli opposti della Via Lattea”.
Emily Itamy scrive un romanzo perfetto, ne delinea le immagini in modo perfetto, ne fa raccontare alla protagonista la trama in modo perfetto. Impeccabile. Le fila di una vita che scorrono apparentemente felici tra le mura domestiche di un quartiere di Tokio, con un marito in carriera e affascinante, e due bellissimi bambini. Ma Mizuki un vuoto lo sente. A quarant’anni non è in armonia con ciò che la circonda, percepisce suo marito sempre più distante – lui è in grado di renderla spesso invisibile – e vede sempre più sfocata l’immagine di quella ragazza che aveva il sogno nel cassetto di diventare una cantante a New York. Finché incontra Kiyoshi – un qualcosa di inevitabile – e tutto comincia a ricomporsi e a ricreare un senso, una nuova melodia per la sua vita.
“‘Mizuki’, e il modo in cui lo dice mi fa venire la pelle d’oca come se nessuno mi avesse mai chiamata per nome”.
La protagonista ci racconta in prima persona le sue sensazioni, gli stati d’animo di ogni momento, la rabbia e la tristezza, la malinconia e la disperazione, la paura per quei terremoti che ti colgono alla sprovvista quando sei sottoterra, mentre stai conducendo la vita di tutti i giorni, e da cui dovrai comunque riuscire a sopravvivere. Analizza il suo essere madre, focalizzandosi sulle mancanze e sui difetti ed evidenziando la pienezza di ogni piccolo gesto d’amore che la lega ai suoi figli.
Con “Ballata malinconica di una vita perfetta” (Mondadori, 2021, pp. 201, euro 18), Emily Itami ci trasporta a Tokio, nella bellezza dei suoi quartieri e nella varietà dei locali, tra gli alberi in fiore di Nakameguro, e ancora tra le abitudini quotidiane e i suoi oggetti, come i tatami, manga, kotatsu e futon. Il linguaggio utilizzato e diretto e spontaneo, non è mai alla ricerca di scuse o di riparo, ma ci dipinge la realtà così come la vede, tra le sue mille difficoltà, contraddizioni e, infine, scelte.
Marianna Zito