Al Teatro Libero di Milano va in scena “Bedbound” dell’irlandese Enda Walsh
Dal 20 al 23 febbraio al Teatro Libero di Milano viene dato spazio alla drammaturgia irlandese di Enda Walsh, che compose il testo nel 2000, che nella versione italiana vede la consulenza alla traduzione di Flavia Casini, Gianluca Gagliardi e Francesca Gatti per la regia di Margherita Scalise e con in scena Woody Neri e Alice Spisa.
All’entrata del pubblico gli attori sono già in scena, il palco è un enorme letto su cui è distesa una coperta bianca. Un particolare: c’è un altro letto, stretto e messo in verticale al centro del fondale e tra quelle coperte, sempre bianche, è relegata una donna; l’impatto visivo fa pensare a una gabbia, in cui lei si muove irrequieta senza riuscire a trovare pace. In sottofondo un rumore continuo, indefinibile. Da qui ha inizio il tutto, la storia di un uomo e di una donna, di un padre e di una figlia. Lui, Maxwell, rievoca con esaltazione il giorno in cui, a 15 anni, pieno di ambizione, ha iniziato a lavorare come magazziniere dell’Emporio del Mobile Robson. Un giovane determinato a crescere e a creare il proprio universo del mobile, senza regole e senza scrupoli, andando orgoglioso di se stesso e della propria strategia di conquista, asettico a ogni tipo di sentimento e concentrato solamente sul suo obiettivo, a qualsiasi costo. La storia di Maxwell viene implementata dagli interventi della figlia, è lei la donna rinchiusa in quel letto verticale, una donna che ha ricordi di bambina, che ha paura del silenzio, che ha bisogno di comunicare con l’unico genitore che le è rimasto, ma il padre fatica a vedere in lei qualcuno a cui legarsi davvero. Cosa c’è che non va? Che cosa è successo? Perché lei è imprigionata in quel letto?
La storia di Maxwell continua e il pubblico ne è partecipe, vede la sua frenesia, la sua folle ambizione e la sua freddezza che lo condannerà verso una strada di non ritorno, verso un’irrequietezza che solo la figlia è in grado di condividere. Una storia atroce e potente, sotto forma di un’allucinazione che alterna la storia di Maxwell e quella della figlia, che a poco a poco porta a galla tremende verità, fino a un finale in cui entrambi saranno obbligati a fare i conti faccia a faccia con l’altro.
Woody Neri e Alice Spisa sono eccelsi nel trasportare gli spettatori in un mondo delirante, pieno di rabbia, mantenendo la tensione dall’inizio alla fine, grazie anche alla regia di Margherita Scalise.
Roberta Usardi