Ziliani, il nuovo singolo “Civico 37” e la disco dance anni ’70 che fa impazzire – L’intervista
Dal 27 novembre è in uscito per Primalbox/Sony Music Italy “Civico 37”, il nuovo singolo di Ziliani, all’anagrafe Marco Ziliani, giovane polistrumentista, autore e compositore romano classe ‘95. Ziliani ha intrapreso la carriera da solista solamente nel 2018, ma negli anni precedenti ha lavorato in ambito musicale come fonico e tecnico backliner. “Civico 37” è il nuovo singolo e per saperne di più abbiamo fatto qualche domanda all’artista.
“Civico 37” è una canzone d’amore fuori dal comune, quando hai composto questo brano e chi è la tua Maria?
Il brano è stato composto dopo aver passato un breve e periodo in un bar a Macerata. Per 5 giorni almeno due volte al giorno ero lì. Mi sentivo bene grazie anche ai gestori e al Varnelli, questo amaro che mi ha davvero colpito. Come Maria, la ragazza che ho conosciuto lì. Maria è il nome fittizio della ragazza, ma potrebbe essere anche un’esclamazione. “Oh Maria che devo fare (con te)” tipica frase usata da mia nonna calabrese quando da bambino, combinavo qualche ca***ta. Tipo quella volta quando, con un sasso, le ho rovinato il vetro della serra dell’orto.
Girerai un video di “Civico 37”?
Il video di “Civico 37” è stato già girato ad inizio Settembre ed uscirà a breve.
I tuoi brani sono molto legati alla tua terra natia, cosa ami e cosa odi di più di essa?
Sicuramente la cosa che mi spinge ad amare questo posto è il fatto che l’ho vissuto, da giovane in un modo e adesso in un altro. Con il lavoro che faccio sto tanto fuori da casa e di conseguenza, ogni volta che torno, trovo sempre qualcosa di nuovo che mi piace. Ma posso stare qua al massimo due settimane perché altrimenti diventa davvero stretto. La cosa che amo di più è il discorso della provincia. Qui ci si saluta tutti, si va al bar senza dover per forza avere un motivo valido e se giro per le strade mi fermo a far due chiacchiere con tutti. Una cosa che odio è la poca l’importanza che danno alla musica, in generale alla cultura. Ci sono un paio di posti culturali con potenziali pazzeschi che potrebbero dare 100 mila volta di più, ma che, purtroppo, non trovano un appoggio dagli enti locali. Più specificamente, si tende a percepire la musica come casino e alcol (soprattutto da alcuni cittadini), senza dare davvero valore all’arte stessa. È proprio un peccato.
Il tuo sound ricorda il funky dance degli anni ‘70 che porta inevitabilmente a ballare, come hai trovato questa sonorità?
15 anni fa ascoltavo i The Clash e i Beatles. 10 anni fa gli Artic Monkeys, i Jet e Franz Ferdinand. 5 anni fa ascoltavo i Mumford. Mi piace suonare, ma soprattutto ascoltare. Svario talmente tanto di genere che a volte neanche io so cosa voglio ascoltare. Ho trovato nella disco dance anni ‘70 una dimensione dove mi trovo bene perché mi fa impazzire (nel senso buono del termine). Quando sento la cassa in 4, un giro di basso forte e le voci in falsetto il mio cervello manda impulsi euforici al mio corpo. Ho sempre ascoltato i Daft Punk, ma mai gli ho dato tanta importanza come negli ultimi 2 o 3 anni.
Oltre a essere cantautore sei stato anche un tecnico audio e tecnico backliner di altri artisti, hai esperienza sia sul palco sia dietro al palco, cosa ami dell’una e dell’altra postazione?
Ci tengo a mettere al presente la cosa. Sono un tecnico audio e sono backliner. Lo faccio ancora perché è nel mio sangue. Suonare e mettere in condizioni anche gli altri di farlo, nella maniera più comoda, è parte del mio DNA. Inoltre sono anche il backliner di me stesso. Ci sono tantissime cose che amo dell’una e dell’altra, ma ti dirò invece la cosa più fastidiosa. Per me è più una perdita morale dare una chitarra scordata ad un artista, che fare una grande stonatura mentre canto. Non sopporto che gli artisti con cui lavoro si sentano a disagio. Preferisco sentirmi io così quando sto sul palco come musicista. Anche se raramente accade. Il bello di fare il backliner è stare a stretto contatto con gli artisti. Impari tante cose e danno dei consigli, anche inconsapevolmente.
A cosa pensi sia dovuto il grande successo che hai ottenuto su Spotify con il tuo primo singolo “Bar Franca” ?
Sicuramente la semplicità del pezzo. Ha una melodia facile che rimane in testa, il testo non è impegnativo e la musicalità è viva. Questa canzone parla di uno dei posti più importanti della mia vita, la mia seconda casa. E di una delle feste a cui tengo particolarmente. Sono 10 anni che si fa (o meglio si faceva anche molto prima che io avessi l’età giusta per partecipare). È una canzone vera. La prima volta che il grande pubblico (pensavo l’ascoltassero al massimo in 200 persone) l’ha sentita è stata assieme ad Edo (Calcutta) durante un suo concerto. Sicuramente quello ha inciso parecchio.
Dal 2017 sei anche batterista e backing vocal della band Usual, con cui hai pubblicato un EP; ci saranno novità in vista con loro prossimamente? Con loro fai rock, un genere lontano dal tuo progetto solista e in più i brani sono in lingua inglese, come hai abbracciato questo progetto?
Sicuramente con gli Usual si ritornerà perché amo troppo suonare la batteria. Lo faccio da sempre. Il progetto è in stand by per il semplice fatto che Thias, il ragazzo che collabora con me con Ziliani, è il frontman degli Usual e di conseguenza entrambi siamo impegnati più sul progetto in italiano, almeno finché non uscirà il disco. A dire il vero ho sempre suonato in progetti dove l’inglese faceva da padrone. Ho scritto anche io qualche canzone in inglese quindi è più strano scrivere canzoni in italiano che in inglese.
Quali sono i tuoi prossimi progetti? Farai uscire un disco?
Obbiettivo disco entro il 2021. Deciderà Primalbox quando, come, dove e perché uscirà. Non vedo l’ora; sarebbe molto stimolante per me. Anche perché con la band siamo pronti, stiamo aspettando solo il via libera dal governo per tornare a fare concerti.
Quali sono i tuoi artisti di riferimento, quelli che ti hanno fatto avvicinare alla musica?
Già di mio sono una persona abbastanza logorroica, con questa domanda rischio di scrivere altre 10 pagine!! Per sintetizzare ti dico che gli artisti fondamentali nella mia vita sono stati davvero tanti, ma la formazione ufficiale potrebbe essere: in porta Rino Gaetano, difesa a 4 con Battisti e Carella al centro sulle fasce David Bowie e i Clash. Centrocampo tutto britannico con Arctic Monkeys, Mumford and Sons e Beatles. Dietro le punte i Jet. Coppia d’attacco formata da Daft Punk e Kings of Leon. Allenatore: Cesare Cremonini
Roberta Usardi
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