Tra poesia e musica le gag di Giancarlo Nannini e il Marco Zurzolo Quartet conquistano il Teatro Romano a Spoleto
Il 61esimo Festival di Spoleto è terminato il 15 Luglio, ma l’estate spoletina non si ferma. Infatti, grazie alla rassegna “ Le 4 Stagioni – Spoleto d’Estate” una serie di interessanti appuntamenti con la musica, la danza, il teatro e la letteratura, animeranno le serate della città del Festival. Il debutto ufficiale, promosso e organizzato dai ragazzi del progetto I Love Spoleto in collaborazione con l’Amministrazione Comunale, è avvenuto ieri sera – 20 Luglio – al Teatro Romano, con Le Parole Note, spettacolo di poesia e musica con Giancarlo Giannini, Il Marco Zurzolo Quartet e la presenza eccezionale del famoso fisarmonicista spoletino Luciano Biondini.
Giancarlo Giannini rappresenta uno degli ultimi attori italiani della vecchia generazione che ha fatto conoscere il nostro cinema anche all’estero; grazie al suo talento si è aggiudicato il Prix d’interprétation masculine al Festival di Cannes per “Film d’amore e d’anarchia” e nel 1976 la candidatura all’Oscar al miglior attore per la sua interpretazione in “Pasqualino Settebellezze” entrambi film diretti da Lina Wertmüller. Ha inoltre vinto sei David di Donatello, cinque Nastri d’argento e cinque Globi d’oro. Il Marco Zurzolo Quartet, composto da Marco Zurzolo al sassofono, Aldo Perris al contrabbasso, Carlo Fimiani alla chitarra elettrica e Marco Gagliano alla batteria, produce un sound che fonde la tradizione partenopea e mediterranea a quella del jazz d’oltreoceano, molto apprezzato sia in campo musicale che in quello cinematografico anche fuori i confini nazionali. Si contendono quindi la scena sul palcoscenico del Romano il matador della parola, Giancarlo Giannini in veste di attore poeta e il matador della musica partenopea, il sassofonista Marco Zurzolo. Zurzolo coi suoi virtuosismi che nell’atto della prestazione artistica fanno si che sembra diventare un tutt’uno col sassofono, provoca Giannini che con finta tracotanza risponde a suon di poesie, creando una fusione armoniosa della metrica poetica e musicale. Giannini si cimenta in questo reading poetico proponendo un viaggio di 800 anni nel mistero amoroso, recitando sia quello platonico e stilnovistico ma anche quello più carnale, prendendo a prestito i versi di Pablo Neruda, Alda Merini,Garcia Lorca, Jacques Prevert fino ai più classici William Shakespeare, Cecco Angiolieri, Pedro Salinas, Giacomo Leopardi. Lo spettacolo è costruito sulla sfida giocosa che Zurzolo lancia a Giannini, e procede tra un colpo di sax e uno di poesia con fare scanzonato e divertente. Le continue folate di vento per le quali i fogli dei versi delle poesie si mescolano con i fogli degli spartiti e un Giannini spazientito che tenta di riordinarle, rendono ancor più irriverente questo siparietto.
L’elogio funebre di Marcantonio nel “Giulio Cesare” di Shakespeare per la sua interpretazione intensa ha fatto si che il pubblico compiaciuto si sia dilungato in lunghi applausi, perché ha riconosciuto in essa la capacità recitativa del grande attore. Giannini ci ricorda che la poesia non va imparata a memoria ma letta a voce alta, la poesia non è il verso posto accanto all’altro ma il bianco che li divide. È in questo spazio che il lettore alimenta la sua fantasia.
Michela Bruschini