Tornano “Le avventure di Huckleberry Finn” in una nuova e fresca traduzione
“Tutta la moderna letteratura americana deriva da un libro di Mark Twain chiamato Huckleberry Finn” – Ernest Hemingway –
Oligo Editore ci riporta tra le mani “Le avventure di Huckleberry Finn” (pp. 368, euro 22) di Mark Twain, pubblicato per la prima volta nel 1884, nella precisa traduzione di Riccardo Ferrazzi e Marino Magliani così vicina alla “prosa rapida, sgorgante, pastosa, eppure fresca di Mark Twain” e che ridipinge “con i colori, i rumori, gli odori della nostra lingua l’affresco multisensoriale del South di Twain. Troviamo, inoltre, la riproduzione degli “effetti sonori delle varie e differenti parlate presenti nel romanzo, a partire dal broken english di Jim (…) simile a un rap del profondo sud”, come spiega in modo dettagliato Emanuele Pettener nella sua Prefazione a questo nuovo volume.
Questa edizione di Huckleberry Finn è, quindi, una vera e propria sfida a quello che è il problema della trasposizione dall’originale in un’altra lingua, in questo caso quella italiana, e delle varietà linguistiche presenti nel testo originale. Si nota all’interno di questo stesso testo che, ad esempio, nemmeno lo stesso personaggio parla sempre allo stesso modo, perché la lingua cambia in base alla situazione che ognuno di loro si troverà ad affrontare.
È ovvia la necessità di rendere in italiano i diversi vernacoli, per dare più sapore e intensità al testo, ma non è stata affatto una scelta semplice, considerando che sono stati esclusi sin da subito i dialetti – come spiegano gli stessi traduttori – perché legati a culture troppo specifiche e considerato che non tutti i vocaboli americani hanno un’esatta corrispondenza nella nostra lingua.
Pertanto, l’idea dei traduttori è stata quella di far parlare a Huck Finn e a Tom Sawyer “l’italiano gergale usato dai ragazzini (con uso e abuso dell’imperfetto e quasi totale assenza dei congiuntivi)”, di utilizzare modi di dire e frasi fatte dell’italiano parlato o addirittura qualche sgrammaticatura. Troveremo personaggi che parlano in modo più corretto, altri che utilizzano dialetti e volgarità e altri ancora con un linguaggio più ricercato e così via.
Ed è con queste premesse che ci prepariamo alla rilettura di questo romanzo picaresco e a rituffarci nelle avventure e disavventure del piccolo Huck!
“… a me non turba affatto l’idea che la letteratura moderna americana nasca da un libro per ragazzini: lo trovo poetico e coerente” – Emanuele Pettener –
Marianna Zito