“The Sense of Life for a Single man” in scena al Teatro Litta di Milano
Spesso capita di incorrere in spettacoli teatrali che traggono spunto da romani o da film e al Teatro Litta , dal 5 all’8 dicembre è andato in scena “The Sense of Life for a Single Man”, liberamente ispirato al romanzo “A single man” di Christopher Isherwood. Di questo bellissimo testo uscì un film nel 2009 con protagonista Colin Firth.
“Due uomini con i piatti in mano sono destinati a scontrarsi.”
La scena a teatro è molto semplice, con due panche di legno, posizionate asimmetricamente, una in ribalta e l’altra sul fondale, il resto è in mano agli attori; è la storia del professor George Falconer (Pasquale Marrazzo, che ha sostituito Dario Manera per queste repliche), professore universitario di mezza età che, nella California degli anni ’60, dopo la morte del compagno Jim (un intenso Michele Costabile), molto più giovane di lui, si ritrova solo. Lui che non aveva mai voluto vivere da solo, affronta la sua vita senza Jim senza particolare trasporto e senza lasciar trapelare particolari emozioni. George continua a insegnare mettendo in evidenza nelle sue lezioni il tema delle minoranze invisibili, un tema che colpisce in modo particolare uno dei suoi studenti, Kenneth (Giovanni Consoli), che ne viene affascinato. A quell’epoca l’omosessualità non era ben accetta e per questo a George non fu permesso di andare al funerale di Jim e anche nel momento in cui George si avvicina a Kenneth qualcosa si spezza per paura.
Jim è morto, ma George ricorda o forse lo rivede come allucinazione nella sua vita quotidiana. A confortare a suo modo George c’è la presenza di Charlie (una bravissima Rossana Gay), una donna abbandonata dal marito e dal figlio, spesso ubriaca, alla perenne ricerca di amore e attenzioni, tanto da chiedersi in alcuni momenti di ebbrezza, in tutta solitudine: “George, non potresti amarmi, o almeno fingere un po’?”
Uno spettacolo pacato che tocca delicatamente le corde della perdita, della solitudine, senza dare alcuna speranza se non continuare a vivere. La regia di Pasquale Marrazzo mantiene vivo l’interesse del pubblico durante i 90 minuti dello spettacolo, in cui la storia si dipana fluidamente. Degne di nota le bellissime musiche, che spaziano dal jazz di Ella Fitzgerald a Nina Simone alle atmosfere intense di Antony and The Johnsons.
Roberta Usardi