“The Infinite Wait” – L’adorabile graphic novel di Julia Wertz
“So hoist up the John B’s sail / See how the main sail sets / Call for the Captain ashore / Let me go home, let me go home / I want to go home, yeah yeah / Well I feel so broke up / I want to go home”
Julia Wertz racconta con “The Infinite Wait” (Eris Edizioni, Collana Kina, 2018, pp. 230, euro 18, traduzione a cura di Fay R. Ledvinka) i suoi primi trent’anni, in un adorabile graphic novel ricco di ironia e schiettezza. La protagonista è una ragazza americana che, desiderando l’indipendenza, comincia la ricerca di tanti lavoretti, si trasferisce lasciando la casa della madre fino alla scoperta, a vent’anni, di essere affetta da una grave malattia autoimmune che, bloccandola in casa per un lungo periodo, la metterà faccia a faccia con la sua grande passione per il fumetto e la renderà una delle fumettiste americane più amate di oggi. Tutto questo senza mai smettere di leggere i suoi amati libri, di frequentare biblioteche, con momenti di alti e bassi tra alcol e depressione, ma soprattutto senza mai smettere di cacciarsi nei guai!
La Werts, in questa autobiografia sui generis, disegna e scrive con autorinoia (e tanto coraggio!) anche le situazioni più imbarazzanti, intime ed esilaranti che riguardano se stessa, il suo sentirsi inappropriata fin da bambina (poveri piccoli animali domestici!), raccontaando della sua famiglia o del suo rapporto con gli altri nella vita di tutti i giorni e nelle cose che ognuno di noi si trova sempre a dover affrontare.
The infinite Wait and other stories può essere considerato il prequel del precedente lavoro Drinking at the movies (Eris Edizioni, 2017), sulle tragicomiche avventure della protagonista durante il suo primo anno a New York. Il titolo nasce da “l’idea che qualcuno peschi questo libro dallo scaffale, aspettandosi la nuova opera dell’élite letteraria di New York e si trovi invece un libro di battute e parolacce mi diverte profondamente”, e contiene all’interno tre racconti: in Industry c’è il suo desiderio e bisogno di indipendenza, che la perseguita sin da piccola, e il cimentarsi nei numerosi lavori che ha svolto fino ai 25 anni in California, San Francisco e New York; in The Infinite Wait ci parla del trasferimento a San Francisco nel 2003, della difficile accettazione della diagnosi della sua malattia ma anche della scoperta del fumetto e della nostalgia di casa,
“Perché sono venuta in città a essere triste quando potevo stare a casa mia e essere triste gratis?”
Mentre nell’ultima parte A strange and curious place, troviamo un ricco omaggio alla biblioteca della sua città natale, suo rifugio dalla realtà infame, sin da bambina.
Julia Wertz disegna con tratti semplici, monocromatici, essenziali; ma al tempo stesso dettagliati nella descrizioni dei luoghi, caotici come il disordine della sua stanza o la confusione nella sua testa; accompagnati sempre da battute senza censura e dai suoi pezzi musicali preferiti. E poi c’è lei, un personaggio adorabile, senza filtri né vergogna, schietta e al riparo da tutti:
“Ma per favore, io non ho “migliori amici”, non ho altro che un paio di persone di cui vagamente tollero la presenza rispetto agli altri e a cui concedo di sostare nelle mie vicinanze per un breve periodo di tempo.”
Un personaggio a cui potersi affezionare senza remore e senza rimpianto, perché (per fortuna!) esiste davvero!
Marianna Zito